L'inferno di Srebrenica e quelle migliaia di morti in cinque giorni


Trent'anni fa il massacro compiuto dalle milizie serbo-bosniache. La gran parte delle vittime - civili tra i 12 e i 70 anni - fu uccisa con un colpo alla testa
Trent'anni fa il massacro compiuto dalle milizie serbo-bosniache. La gran parte delle vittime - civili tra i 12 e i 70 anni - fu uccisa con un colpo alla testa
SREBRENICA - Ogni guerra ha i suoi carnefici. Quella che ha martoriato la ex Jugoslavia tra l'aprile del 1992 (anche se i primi scontri si verificarono già a partire dal mese di marzo) e il 14 dicembre del 1995 ha i volti dell'ex presidente Radovan Karadžić e del generale Ratko Mladic.
Il primo, ex psichiatra, dopo essere stato ritenuto colpevole di genocidio sta scontando l'ergastolo nella prigione britannica di Albany, sull'Isola di Wight; il secondo, per i crimini di guerra commessi da lui e dai suoi feroci miliziani, si trova recluso nel penitenziario di Scheveningen (Olanda).
Anche per lui la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso una sentenza di fine pena mai. Gravemente malato, il "macellaio di Bosnia" - come è stato soprannominato - ha chiesto nei giorni scorsi tramite i suoi avvocati di essere scarcerato.
Lui e Karadžić sono i responsabili di quello che avvenne a partire dalla mattina dell'11 luglio di 30 anni fa, quando le forze militari serbe attaccarono Srebrenica (nonostante nel 1993 fosse stata dichiarata zona demilitarizzata sotto l'egida delle forze d'interposizione ONU) assassinando nel giro di qualche giorno 8mila persone, la gran parte di loro con un colpo di pistola alla testa, e sfollando in modo sistematico donne, bambini e anziani.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato l'11 luglio Giornata internazionale di commemorazione del genocidio di Srebrenica, nonostante la strenua opposizione di serbi e serbo-bosniaci, che contestano la definizione di genocidio per tali massacri. Per loro, nel luglio 1995 a Srebrenica furono compiute stragi e crimini di estrema gravità ma non si può parlare di genocidio, come invece la giustizia internazionale ha definito quegli eccidi.
Serbi e serbo-bosniaci denunciano al tempo stesso doppi standard e un colpevole silenzio da parte della comunità internazionale sulle migliaia di serbi uccisi nella zona di Srebrenica in quegli stessi anni a opera delle forze bosniache musulmane. In memoria di tali vittime, il 5 luglio a Bratunac, a pochi km da Srebrenica, si è tenuta una cerimonia commemorativa con la presenza di responsabili serbi e serbo-bosniaci.
Sull'eccidio di Srebrenica operato dagli uomini del generale Mladic, sono state identificate e sepolte al cimitero del Centro Memoriale di Potocari 6mila e 765 vittime, mentre altre 250 sono stati tumulate al di fuori di tale complesso, in altri cimiteri locali, su decisione dei familiari, ma «ogni anno si lavora per riesumare i resti sparsi tra più fosse comuni della Bosnia orientale» come sottolinea l'ISPI, l'Istituto per gli studi di politica internazionale.
Come ogni anno, l'11 luglio si tiene la tumulazione proprio nel cimitero di Potocari dei resti delle ultime vittime identificate con il metodo del Dna - quest'anno sono sette. Le più giovani, due ragazzi uccisi a soli 19 anni, Senajid Avdic e Hariz Mujic, la più anziana dei sette una donna, Fata Bektic, che al momento della morte aveva 67 anni.
A Srebrenica sono arrivati anche i partecipanti della marcia della pace che ogni anno percorre a ritroso oltre 100 km, lungo l'itinerario seguito dai circa 15 mila bosniaci musulmani che nel luglio 1995 fuggendo attraverso i boschi cercarono la salvezza a Tuzla, che era sotto il controllo delle forze governative bosniache. Solo in pochi fra i disperati in fuga si salvarono, la gran parte di loro perirono sotto i bombardamenti costanti dell'artiglieria serba, trucidati nelle imboscate o sterminati dopo essersi arresi.
Oggi in occasione della commemorazione è previsto l'arrivo di numerose personalità internazionali e dell'Unione europea: tra gli altri il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, numerosi ministri degli Esteri della Ue, la presidente del Meccanismo Residuale Internazionale per i Tribunali Penali (ex Tpi) Gabriela Gatti Santana, il procuratore capo di tale organismo Serge Brammertz.
Per il genocidio di Srebrenica e l'assedio di Sarajevo sono state emesse finora 47 condanne per oltre 700 anni di carcere a carico di ex militari, poliziotti e responsabili dei servizi di sicurezza serbi.