Il piano italiano per raggiungere l'immunità di gregge: «corsie preferenziali» per il vaccino ai giovanissimi


Sono 2,7 milioni quelli che non l'hanno ancora ricevuto, ma preoccupano di più gli over 50 non immunizzati
Sono 2,7 milioni quelli che non l'hanno ancora ricevuto, ma preoccupano di più gli over 50 non immunizzati
ROMA - Il raggiungimento dell'immunità di comunità (o di gregge), fissato alla soglia dell'80% della popolazione italiana, dipende dalla vaccinazione dei giovani. Per questo motivo le autorità sanitarie italiane puntano tutto su una "corsia preferenziale" per i giovani, specialmente gli under 30.
Le corsie preferenziali - Il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, il generale Francesco Paolo Figliuolo, punta a «coinvolgere i giovani anche in modo attivo e mirato, con iniziative quali corsie preferenziali presso gli hub senza prenotazioni, e attraverso figure importanti come i medici di base, i pediatri di libera scelta e i farmacisti», si legge sul Corriere della Sera. I vaccini non sono un problema, spiega Figliuolo: le scorte sono consistenti e ulteriori forniture sono destinate ad arrivare «subito dopo Ferragosto».
Giovanissimi vaccinati (e non) - In base ai dati del Financial Times l'Italia è terza al mondo per vaccini somministrati nella fascia d'età 12-18 anni. «Anche in questo periodo, maggiormente dedicato alle vacanze, la propensione alla vaccinazione tra i giovani è rimasta alta. È proprio nella classe tra i 12 e i 29 anni che stiamo registrando il maggior numero di prime somministrazioni». Nella sola giornata di domenica oltre 64mila adolescenti hanno ricevuto la prima dose, riferisce il quotidiano italiano.
Quella dei giovanissimi è l'ultima fascia d'età per la quale è partita la campagna vaccinale, quindi il numero di persone non immunizzate è ancora molto alto: sono più di 2,7 milioni. Ma in quasi un milione hanno ricevuto sia la prima che la seconda dose. Tra i 20 e i 29 anni più di due milioni sono "scoperti", mentre in 2,7 milioni hanno completato il ciclo vaccinale. La Lombardia è la regione più virtuosa, con solo il 24% di non vaccinati in questa fascia.
Over 50 "scoperti" e rischio di ospedalizzazione - A preoccupare maggiormente, però, sono i 4,4 milioni di over 50 che non hanno ancora ricevuto il vaccino. Il timore delle autorità sanitarie è che, alla luce della contagiosità della variante Delta, tra di essi ci possa essere un buon numero di persone a rischio di ricovero in caso d'infezione. E, con l'aumento del grado di occupazione degli ospedali, in alcune regioni la zona bianca potrebbe tramutarsi in gialla. Le due più a rischio sono Sicilia e Sardegna, ma ben 14 regioni non rispettano il parametro dei 50 positivi su 100mila abitanti. Sale la pressione ospedaliera in Liguria e Lazio, mentre a livello nazionale si è assistito a una lieve frenata della curva del contagio.
Vaccino agli adolescenti, la pediatra: «Bisogna farlo subito» - «Non c'è nessuna ragione che tenga, bisogna farlo subito». Non usa giri di parole la professoressa Chiara Azzani, immunologa e direttore scientifico didattico dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. «Il vaccino prima si fa, meglio è. Per raggiungere la protezione completa sono necessarie due dosi, una sola non basta e fra l’una e l’altra devono passare da 3 a 4 settimane. Altro che aspettare. Bisogna sbrigarsi. L’inizio delle scuole è vicino».
I rischi della salute, in caso di Covid-19, sono presenti anche per i giovanissimi. Ma per quanto riguarda gli effetti collaterali del vaccino, sono molto sopravvalutati. «Si è fatto tanto chiasso per i casi di miocardite e pericardite osservati in ragazzi meno che ventenni dopo il vaccino. È importante essere informati, la paura però è davvero esagerata. La probabilità di avere un’infiammazione al cuore o alla membrana cardiaca è inferiore a una su un milione». Una percentuale identica a quella di reazioni gravi a farmaci comuni come antibiotici, antinfiammatori e antipiretici. «Alcuni di questi farmaci sono responsabili in 4-5 casi ogni milione di reazioni gravissime come la sindrome di Stevens Johnson. Si può finire in rianimazione. E morire. Eppure nessuno si sogna di negare un antibiotico o un antinfiammatorio al figlio influenzato. E poi si mette in discussione la sicurezza del vaccino anti Covid che al massimo provoca rarissimamente una miocardite guaribile» conclude Azzari.