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IL TEST

L'Apple Watch Serie 11 non è una rivoluzione (e forse va bene anche così)

Il nuovo smartwatch della Mela alla prova del test, ecco cosa ci è piaciuto e cosa invece non ci ha del tutto convinto.
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L'Apple Watch Serie 11 non è una rivoluzione (e forse va bene anche così)
Il nuovo smartwatch della Mela alla prova del test, ecco cosa ci è piaciuto e cosa invece non ci ha del tutto convinto.

SAVOSA - Sette giorni e sette notti con al polso l’Apple Watch Serie 11 ci sembra possano bastare per formulare le nostre considerazioni.

 A chi in questi giorni ci ha chiesto come ci sembra e cosa ne pensiamo del nuovo orologio abbiamo di fatto detto che è il solito Apple Watch, simile a quello che avevamo (un Apple Watch Serie 9), con un paio di dettagli in più che però, tutto sommato, ce lo fanno preferire. Quali dettagli? Non per forza quelli più pubblicizzati da Apple, come la rilevazione dell’ipertensione, la maggiore resistenza ai graffi, la batteria che garantisce 24 ore di autonomia o la connettività 5G.

Di queste parleremo tra qualche riga, ma ciò che abbiamo apprezzato maggiormente passando dalla Serie 9 al nuovo Apple Watch Serie 11 sono in realtà alcune novità introdotte lo scorso anno con la Serie 10: la cassa e lo schermo leggermente più grandi, e l’altoparlante che ogni tanto utilizzo per ascoltare un podcast o un audiolibro (per esempio quando metto in ricarica le AirPods Pro 3). 

Migliore, ma non una rivoluzione
Vuol dire che il nuovo Serie 11 è un flop? No. Non lo pensiamo perché concretamente le novità introdotte hanno un senso e portano dei benefici che però non devono per forza essere sempre e tutti evidenti e, secondo noi, va bene così. Apple in questi anni ha trasformato l’Apple Watch in un assistente personale sempre più attento alla nostra salute che interviene solo quando serve, senza essere troppo invadente.

Lo ha sviluppato e fatto crescere con una serie di miglioramenti incrementali che da un punto di vista mediatico possono generare poco appeal, ma che hanno il pregio di fare invecchiare lentamente i modelli che abbiamo acquistato qualche anno fa. Lo dimostra il fatto che la Serie 9 che abbiamo appena accantonato potrebbe tranquillamente restare dov’era per almeno ancora uno o due anni. 

Passando alle novità più significative la prima di cui vi vogliamo parlare è la rilevazione dell’ipertensione: dopo 30 giorni di monitoraggio continuo l’orologio può segnalare eventuali situazioni ricorrenti di pressione alta, offrendo un supporto discreto ma potenzialmente decisivo nella vita quotidiana.

Al momento non siamo quindi ancora in grado di dirvi se funziona, e sinceramente speriamo di non venir allertati per molti anni ancora, ma a conferma dell’importanza di questa novità è utile sapere che questa funzione è disponibile anche sui modelli Serie 10 e 9 aggiornati all’ultima versione del sistema operativo.

Anche livello di batteria e connettività sono stati fatti dei passi avanti. Apple ha annunciato 24 ore di autonomia e connettività 5G. Negli ultimi due anni il modello Serie 9 che abbiamo usato non ci ha mai davvero posto questi problemi, grazie ad una routine ormai ben radicata la batteria non ci ha mai abbandonati sul più bello come pure sono state davvero poche le situazioni in cui eravamo senza telefono, senza connessione con l’Apple Watch e con il bisogno impellente di chiamare qualcuno. In questi sette giorni ci siamo però imposti di cambiare le nostre abitudini scoprendo così che le ore di autonomia in più sono una realtà e che la migliore connettività offrono dei vantaggi reali e forniscono una maggiore libertà.

Molto risalto è stato dato anche alla maggiore resistenza del vetro ai graffi. Nei dieci anni di esistenza dell’Apple Watch abbiamo potuto testare tutte le generazioni (con la sola eccezione della Serie 10) e solo in un paio di casi ci è capitato di avere segni evidenti dopo un anno di utilizzo continuato. Per noi questo non è mai stato un grande problema, ma a caval donato…

Non solo pregi
L’Apple Watch Serie 11 non presenta solo pregi, ha anche una chiara debolezza. Il processore S10 è lo stesso dell’Apple Watch Serie 10, e questo toglie un po’ di slancio.

A nostro parere l’Apple Watch Serie 11 corre il rischio d’essere schiacciato dai due fratelli: l’Apple Watch SE3 e l’Apple Watch Ultra 3. Rispetto all’SE3 la Serie 11 ha ancora un certo margine di sicurezza offerto da una cassa di un paio di millimetri più grande (in entrambe le versioni), una batteria che oltre a caricarsi rapidamente dura ben più delle 18 ore dell’SE3, uno schermo più luminoso e una serie di sensori per la misurazione dei parametri vitali, come per esempio ECG o misurazione dell’ossigenazione del sangue, che nel modello d’entrata mancano.

Dal canto suo l’SE, che comunque ha in dotazione lo stesso processore S10 e un’antenna 5G (come i suoi due fratello maggiori) ha un prezzo molto più basso (279.- CHF per il modello con connettività cellulare rispetto ai 469.- CHF della Serie 11) e sicuramente interessante per chi non ha troppo da chiedere al proprio orologio.

Rispetto al nuovo Ultra 3 (per il quale servono 749.- CHF ) è la Serie 11 ad avere un discreto vantaggio economico, ma oltre a qualche millimetro di diagonale dello schermo, che non sono pochi, è decisamente indietro per luminosità del display (i 2000 nits di luminosità rimangono più che sufficienti per praticamente tutte le condizioni).

Chi possiede un Apple Watch Serie 9 o più recente non ha sicuramente urgenza di passare al nuovo modello grazie proprio alla scelta di Apple di puntare su miglioramenti incrementali piuttosto che vere e proprie rivoluzioni. Una strategia che da un lato limita l’effetto novità, dall’altro però tutela il valore dell’investimento fatto dagli altri utenti e poco importa se si allungano i tempi di sostituzione del dispositivo.

Ad Apple sembra interessare maggiormente la fidelizzazione del cliente ad un ecosistema che ripone sempre più importanza (anche economica) nel pacchetto di servizi che accompagna i propri dispositivi, piuttosto che stimolare una sostituzione più frequente dei dispositivi.

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