Ustrell ci prende per mano, nel fumo del club


Il primo EP pubblicato con Flashmob Records dimostra una voglia di giocare con i generi e potenzialità ancora inesplorate
Il primo EP pubblicato con Flashmob Records dimostra una voglia di giocare con i generi e potenzialità ancora inesplorate
LUGANO - La macchina del fumo: uno di quegli aggeggi che rendono il club un luogo misterioso, affascinante, specialmente se gli effetti visivi che produce sono abbinati a della musica capace di estraniare l'ascoltatore e portarlo in una dimensione "altra", che lo conduca all'estasi oppure a interrogarsi su sé e l'universo.
"Lost in the Smoke Machine" è il titolo del nuovo EP di Ustrell. Per chi ancora non lo conoscesse: Ricard Ustrell Martinez è un musicista e produttore nativo di Barcellona, ha stabilito la sua base operativa alle nostre latitudini, pur restando metà del duo Wow & Flute. Questo lavoro segna tra l'altro il suo debutto con una nuova etichetta, la Flashmob Records, che fa capo al progetto solista più importante del Dj e produttore italiano (ma di fama internazionale) Alessandro Magani.
Il primo brano che l'ascoltatore incontra aprendo il supporto preferito (che sia una piattaforma o un Cd) è "Que Chulo Eres", che, secondo Ustrell, merita la definizione di «solido riempipista house tribale». Il titolo è un'affermazione che tutti, in fondo, vorrebbero sentirsi rivolgere: «Che figo che sei!». È un pezzo da club, puro e semplice, che è stato costruito con una parte centrale che è stata giustamente definita da qualcuno come «un buco nero», che inghiotte la struttura precedente per poi risputarla nel segmento conclusivo. È come se l'ascoltatore partisse per la sua personale "discesa nel Maelström", azzardo, citando Edgar Allan Poe.
Segue l'onda maggiormente psichedelica di "Rawses", guidata dalla voce femminile e dall'ossessivo ritornello "All I Want is a Kiss", tutto ciò che voglio è un bacio. Brano maggiormente radiofonico rispetto a quello che l'ha preceduto, è strutturato su fondamenta techno melodiche, che permettono all'impianto di afferrare la mente dell'ascoltatore.
Dulcis in fundo c'è il pezzo principale di questo terzetto: è "Parsec", che Ustrell considera «un vero e proprio pezzo killer da main stage nei momenti di picco». È il brano più ambizioso dei tre, con questo campione vocale (maschile, stavolta) che viene ripetuto a più riprese e con una costruzione che riprende e reinterpreta elementi già presenti sia in "Que Chulo Eres" sia in "Rawses".
"Lost in the Smoke Machine" evidenzia benissimo una cosa: la capacità di Ustrell di spaziare tra più generi, quasi di giocare tra loro (e con loro) con maestria e voglia di esplorare, alla ricerca di nuovi confini e possibilità sonore.