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Amanda racconta Amanda: e Meredith dov'è?

La serie sul delitto di Perugia del 2007 sta facendo molto discutere, non solo in Italia
IMAGO / ZUMA Press Wire
Da sinistra: Monica Lewinsky, Grace Van Patten e Amanda Knox.
Amanda racconta Amanda: e Meredith dov'è?
La serie sul delitto di Perugia del 2007 sta facendo molto discutere, non solo in Italia

SAVOSA - "The Twisted Tale of Amanda Knox" è la serie tv che sta facendo molto discutere in questi giorni. Nonostante siano disponibili solamente due episodi degli otto complessivi, gli altri verranno pubblicati su Disney+ a cadenza settimanale, ogni mercoledì.

Un primo assaggio - Quella che segue, pertanto, non è una recensione ma un consiglio di visione, basato sull'analisi dei primi due episodi e sulle reazioni della stampa internazionale, che danno il polso di quanto sia ancora interessante per l'opinione pubblica e i media il cosiddetto "delitto di Perugia".

Perugia di sangue - Partiamo da qui: al centro del racconto c'è l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto la sera del 1° novembre 2007 nella città umbra. O meglio, dovrebbe esserci la storia di come la ragazza britannica, giunta in Italia per studiare, è stata privata della vita.

Invece il centro della narrazione ruota completamente sulla sua coinquilina americana, Amanda Knox, che fu processata e inizialmente condannata quale autrice del delitto, insieme al fidanzatino Raffaele Sollecito e a una terza persona, Rudy Guede.

Meredith dov'è? - Qui sta il più grosso problema dei primi due episodi: lo spettatore non ha avuto modo di conoscere Meredith se non in fugaci flashback di Amanda. Altrimenti di lei, che dovrebbe essere il fulcro della vicenda, non si sa nulla.

A un certo punto svanisce letteralmente, come un fantasma, mentre Knox riempie e domina completamente la scena. I produttori hanno messo le mani avanti: non è il racconto definitivo di cosa è accaduto, ma la narrazione è influenzata dalle sensazioni personali di Amanda - e non è un caso che tutto prenda spunto da un suo libro e che l'oggi 38enne ne sia una delle produttrici esecutive. Insieme a Monica Lewinsky (sì, quella Monica Lewinsky, ma questa è un'altra storia).

Am...élie - Un altro punto critico è la banalizzazione della vicenda, presente soprattutto nel primo episodio: Amanda è rappresentata come una ragazza pazzerella e un po' incosciente, trascinata suo malgrado in un incubo. Alcuni commentatori hanno parlato, non a sproposito, di parallelismi con "Il favoloso mondo di Amélie" che sono fuori luogo in una vicenda così efferata.

Uno spreco di talento - L'impressione è che sia un peccato, anzi uno spreco di risorse e talenti. La protagonista, Grace Van Patten, è ammirevole nella sua rappresentazione di Knox. Lo showrunner, colui che ha scritto la serie, è K.J. Steinberg, che ha saputo dimostrare le proprie capacità con "Gossip Girl" e soprattutto con la meravigliosa "This Is Us".

Il regista è un nome di peso come Michael Uppendahl, che ha diretto episodi di "Mad Men", "American Horror Story" e "The Walking Dead". Insomma, c'erano tutti gli elementi per un prodotto memorabile. Lo sarà, ma salvo improbabili cambiamenti di rotta nei prossimi episodi, per le ragioni sbagliate.

Brutta figura all'italiana - La storia processuale e le ricostruzioni del caso hanno fatto emergere - nel corso degli anni - gli errori, anche clamorosi, commessi dagli inquirenti e come la stampa italiana abbia sbattuto in prima pagina due mostri che in realtà non lo erano. In "The Twisted Tale of Amanda Knox" poliziotti e magistrati italiani sono ovviamente dipinti come pasticcioni, superstiziosi, feroci e con un fondo di xenofobia.

È la stessa Italia a essere ritratta con una visione stereotipata che è molto americana. La Perugia della serie è spaccata in due: dalla parte del bene e della verità c'è Amanda, mentre coloro che cercano di accertare la verità sono i cattivi, che pensano che Knox sia colpevole solo perché «non si comporta da innocente».

Tra le molte verità, solo quella di Amanda -. Non aiuta poi la voce narrante della protagonista, gonfia di retorica, che propone frasi platealmente auto-assolutorie come «La verità esiste davvero, se nessuno ci crede?» e snocciola riflessioni che mettono in dubbio il concetto universale di verità. Peccato che l'unica a essere mostrata, tra le tante possibili, sia quella di Amanda Knox.

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