Le nostre serie tv preferite di questo 2022



Le scelte della redazione di tio.ch in un'annata senza grandi picchi ma con alcune chicche memorabili
Le scelte della redazione di tio.ch in un'annata senza grandi picchi ma con alcune chicche memorabili
SAVOSA - Anche per le serie televisive è tempo di bilanci in un 2022 che, molto probabilmente, non entrerà negli annali per grandi sorprese. I motivi sono tanti, da una parte i "postumi" della pandemia dall'altra una normalizzazione generale dell'offerta. Malgrado ciò, in questo mare più o meno calmo, ci sono stati dei picchi e/o delle cose che ci sono davvero piaciute. Eccole qua. E voi? Cosa avete guardato?
"Boris 4" - Disney+
Una quarta stagione attesa da anni e che ha soddisfatto le (altissime) attese dei fan di quella che è senza dubbio la serie di massimo culto in Italia. La sgangherata troupe televisiva entra a pieno titolo nell'era dello streaming e deve realizzare una "Vita di Gesù" per la Piattaforma - e fare i conti con il gelido e inflessibile Algoritmo. Le cose andranno come ci si può immaginare, avendo a che fare con René, Stanis, Corinna e tutti gli altri. "Boris 4" mostra ancora tutti gli elementi che l'hanno reso un prodotto mitico e li attualizza, evitando l'effetto nostalgia e confezionando una serie di episodi divertenti, emozionanti e coinvolgenti. (Fabio Caironi)
"Keep Sweet: Pray and Obey" - Netflix
“Keep sweet: Pray and Obey”, è una serie documentaristica da quattro puntate, una panoramica sull’ascesa al potere di un uomo, Warren Jeffs, nella Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni. È una serie che parla di manipolazione mentale e di, purtroppo, stupri ai danni anche di bambine. È una serie da vedere nonostante lo schifo e la rabbia che provoca. Perché mette in luce un mondo che è stato costruito sotto gli occhi di tutti e che in troppi, per anni, hanno finto di non vedere. Perché è l’ennesimo caso in cui in nome di “qualcosa di più grande” la donna perde il diritto d’esser persona. (Chiara Gallé)
"Odio il Natale" - Netflix
Sì, non vincerà il premio per la migliore regia, e nemmeno per l'interpretazione, ma "Odio il Natale" è sicuramente una delle migliori serie italiane prodotte dalla piattaforma. Ritmato, simpatico, a tratti anche profondo, l'adattamento italiano della serie norvegese "Natale con uno sconosciuto" risulta piacevole. Non è infatti difficile immedesimarsi nella protagonista (interpretata da Pilar Fogliati) alla ricerca disperata di un principe azzurro che possa presentare ai suoi genitori a Natale. Ripeto: non bisogna guardarlo con la speranza di trovarci la rivelazione della vita, ma durante le feste è una piacevole compagnia. (Alessandra Ferrara Biondo)
“Space Force - Stagione 2” - Netflix
Steve Carell nel ruolo di boss comico è ormai una certezza. La seconda stagione di Space Force ha confermato il successo della prima. Un Michael Scott in versione generale americano pluristellato a capo del nuovo ramo dei servizi spaziali delle forze armate degli Stati Uniti. Il contesto è diverso, eppure la base aerospaziale in Colorado ricorda sicuramente la sede Dunder Mifflin di Scranton. I riferimenti però sono delicati e non impediscono alla trama di “Space Force” di sviluppare una narrativa propria. Purtroppo la serie non avrà un seguito. La tanto attesa stagione tre non vedrà la luce a causa dei costi eccessivi di produzione. Un peccato. (Simone Roncoroni)
“Andor” - Disney +
Come l'anno scorso sono in bilico sentito fra due serie, questa che alla fine ho scelto, e “The Bear” entrambe su Disney + in un'annata che ha visto Netflix assieparsi ancora di più e convergere sulla massa, lasciando un po' da parte la ricercatezza. Alla fine la spunta “Andor” che nei suoi otto episodi prende il mondo di “Star Wars” e lo gira a testa in giù in una maniera davvero incredibile. Uno sforzo destrutturante e un rischio assurdo - soprattutto per una casa conservatrice come Disney e per un marchio famigliare (in tutti sensi) come quello di Guerre Stellari - che però paga tantissimo e rende uno dei prodotti meno attesi dell'anno uno dei più riusciti. (Filippo Zanoli)