Lecornu si dimette: «Non c'erano le condizioni per restare»

Il Primo ministro francese va all'Eliseo e lascia l'incarico a poche ora dal varo del suo governo. Macron accetta le dimissioni
PARIGI - Il giorno dopo la formazione del suo governo, Sébastien Lecornu ha presentato le sue dimissioni a Emmanuel Macron, che le ha accettate.Un vero e proprio colpo di scena quello che è avvenuto nelle prime ore di questa mattina e a poche ore dalla nomina dei 18 ministri.
Nominato lo scorso 9 settembre, Lecornu è stato oggetto di critiche da parte dell'opposizione e della destra dopo aver svelato domenica sera parte della composizione del suo governo. Domani avrebbe dovuto pronunciare la sua dichiarazione di politica generale all'Assemblea.
Il premier dimissionario ha motivato la decisione di lascia anche per «il risveglio di alcuni appetiti partitici, talvolta non estranei alle future elezioni presidenziali». Ha affermato che «non c'erano più le condizioni per restare Primo ministro» accusando i partiti di continuare ad «adottare un atteggiamento come se avessero tutti la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale», si è poi rammaricato del fatto che le «formazioni politiche hanno fatto finta di non capire la rottura profonda nel non usare l'articolo 49.3». Un riferimento, in particolare, all'articolo della Costituzione francese che dal 2022 ha consentito, ai vari governi a trazione macroniana di adottare le manovre finanziarie senza passare per il parlamento, suscitando l'ira delle opposizioni.
Nei giorni scorsi Lecornu si era impegnato a non ricorrervi per l'adozione della manovra 2026, lasciando così l'ultima parola ai deputati. Un'apertura che evidentemente non è bastata a convincere gli altri partiti politici. Il premier dimissionario ritiene inoltre che la composizione del governo «non sia stata fluida». E ha denunciato l'interesse politico di alcune formazioni, con l'approssimarsi delle elezioni presidenziali nel 2027.
Lasciando Matignon (la sede del governo, ndr) 27 giorni dopo la sua nomina, ha scritto Le Figaro, Lecornu diventa il Primo ministro con il mandato più breve della storia.
Non sono tardate ad arrivare le reazioni alla notizia dell'abbandono del premier: intervistato da BFM-TV, il presidente del Raggruppamento Nazionale (RN), Jordan Bardella, ha dichiarato che «il Primo ministro non aveva alcun margine di manovra». E se la prende con Emmanuel Macron, accusandolo di «non aver capito nulla della situazione in cui ci troviamo». Bardella ha ribadito che «non potrà esserci alcuna stabilità senza un ritorno alle urne e senza lo scioglimento dell'Assemblea nazionale».
Torna a chiedere - come aveva fatto lo scorso 26 settembre - la destituzione del presidente Macron il leader del partito della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon. «Dopo le dimissioni di Sébastien Lecornu, chiediamo l'esame immediato depositato da 104 deputati per la destituzione di Emmanuel Macron» ha scritto in un messaggio pubblicato su X.
Il contraccolpo sulla Borsa di Parigi, a seguito del terremoto politico in corso, è stato immediato: l'indice Cac 40 cede l'1,75% a 7938 punti. Tra i titoli più colpiti i bancari SocGen (-5,61%), Bnp (-4,45%) e Credit Agricole (-4,43%). Sotto pressione anche l'assicurativo Axa (-3,37%) e il colosso della distribuzione Carrefour (-2,60%).