«Crisi in Ucraina provocata dall'Occidente»


Al vertice SCO, Putin sottolinea la responsabilità occidentale nel conflitto con Kiev e ringrazia Erdogan per gli sforzi diplomatici della Turchia.
Al vertice SCO, Putin sottolinea la responsabilità occidentale nel conflitto con Kiev e ringrazia Erdogan per gli sforzi diplomatici della Turchia.
TIANJIN - I "continui" tentativi dell'Occidente di coinvolgere Kiev nella Nato sono una delle cause principali all'origine del conflitto in Ucraina.
Il presidente russo Vladimir Putin, parlando al vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) a Tianjin, ha aggiunto "che la crisi è nata in gran parte a causa del colpo di Stato a Kiev del 2014, provocato dall'Occidente".
La seconda causa, invece, "sono i continui tentativi dell'Occidente di coinvolgere l'Ucraina nella Nato. Come abbiamo ripetutamente sottolineato, ciò rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza della Russia", ha osservato Putin.
Putin vede Erdogan - "Siamo grati agli amici turchi per il significativo contributo agli sforzi politico-diplomatici per la risoluzione della crisi ucraina". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin incontrando stamane a Tianjin il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan.
Putin, citato dal Cremlino, ha ricordato che a partire da maggio si sono svolte tre tornate di trattative a Istanbul tra le delegazioni russa e ucraina, "che hanno permesso di fare progressi nella risoluzione di una serie di questioni pratiche nel campo umanitario".
"Sono convinto che il ruolo speciale della Turchia in queste questioni sarà richiesto anche in futuro", ha concluso il leader russo.
L'invito di Erdogan - "Ci aspettiamo che (il presidente russo Vladimir) Putin visiti presto il nostro Paese". Lo ha affermato il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, durante un colloquio con Putin a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), a Tianjin in Cina, come riferisce la tv di Stato turca Trt.
Oltre ad Erdogan, la delegazione turca a colloquio con Putin comprendeva anche il ministro degli Esteri, Hakan Fidan, il ministro dell'Energia, Alparslan Bayraktar, il ministro dell'Economia, Mehmet Simsek, il ministro della Difesa, Yasar Guler, e il capo dei servizi segreti di Ankara, Ibrahim Kalin.