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GUERRA IN UCRAINA

Prima il tavolo o prima la tregua?

Come la storia dell'uovo e della gallina: serve un cessate il fuoco per mettere Putin e Zelensky allo stesso tavolo o solo con loro a quel tavolo si può arrivare alla tregua?
AFP
Prima il tavolo o prima la tregua?
Come la storia dell'uovo e della gallina: serve un cessate il fuoco per mettere Putin e Zelensky allo stesso tavolo o solo con loro a quel tavolo si può arrivare alla tregua?

MOSCA / KIEV - Ucraina e Russia ci riprovano. Un nuovo round di colloqui tra delegazioni a Istanbul è in agenda tra domani (dice Kiev) o dopo (scrive la Tass, citando fonti russe), con l'auspicio - citando il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, in visita nell'est dell'ex repubblica sovietica - che possa portare finalmente a un passo fuori dal pantano di una guerra che ormai si trascina da quasi tre anni e mezzo. O meglio, proseguendo nella citazione, «a un incontro tra Volodymr Zelensky e Vladimir Putin, che possa tradursi in un cessate il fuoco». Ma quanto è realistico questo scenario?

Andiamo con ordine. La situazione è un po' quella dell'uovo e della gallina. È più plausibile pensare a un incontro tra i due che conduca a una tregua o concepire la tregua come condizione essenziale per poi raggiungere un dialogo diretto tra il presidente russo e quello ucraino?

Guardando al quadro attuale - e pure alla storia dei conflitti - è il secondo lo scenario più plausibile. Con buona pace per le intenzioni del ministro Barrot. Le posizioni di Russia e Ucraina sono quantomai distanti, per non dire inconciliabili. I raid in sequenza delle ultime settimane, che quasi ogni giorno sovrascrivono il primato di "attacco più pesante dall'inizio della guerra", hanno già rimosso dallo sfondo quello scambio di prigionieri "mille per mille" - portato a compimento solo un paio di mesi fa - che sembrava un promettente passo avanti.

Gli stessi dialoghi previsti per domani sembrano, in questo momento, destinati maggiormente a mantenere aperto un canale diplomatico (ed evitare un collasso delle comunicazioni tra gli apparati dei due governi) che non al conseguimento di obiettivi concreti. Anche perché siamo in estate, un momento particolarmente favorevole per capitalizzare un vantaggio sul campo da far poi valere sul tavolo più avanti.

Insomma - al netto del sempreverde "mai dire mai" -, negoziati di posizione, con aspettative basse e poco rumore in sottofondo, orientati a preparare (di nuovo) il terreno per quello che sarà, testando contestualmente le intenzioni delle rispettive parti sedute al tavolo e la loro disponibilità a muovere piccoli passi. Come un nuovo scambio di prigionieri. O l'apertura di un corridoio umanitario. Gradini da percorrere per arrivare a una tregua, completa o parziale - e, inevitabilmente, dovrà essere mediata da terzi - che in questo momento sembra una condizione necessaria per riuscire a far sedere Putin e Zelensky ai due capi dello stesso tavolo.

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