Cerca e trova immobili
GUERRA IN UCRAINA

Trump e Putin... sulle "montagne russe"

Il rapporto tra i due presidenti sembra oggi ai minimi termini, dopo sei mesi tra telefonate, attestati di fiducia e insulti "urlati" a mezzo social
Imago
Fonte RED
Trump e Putin... sulle "montagne russe"
Il rapporto tra i due presidenti sembra oggi ai minimi termini, dopo sei mesi tra telefonate, attestati di fiducia e insulti "urlati" a mezzo social

WASHINGTON / MOSCA - Da sei mesi a questa parte, il telefono posizionato sulla sinistra della scrivania dello Studio Ovale è divenuto più che mai il crocevia di tutto quanto accade sui principali scenari bollenti del pianeta. Non solo per le chiamate, in entrata e in uscita, ma anche per tutto ciò che queste generano, spesso ancor prima che la cornetta venga sollevata.

Perché Donald Trump, ormai è ben noto, vuole sempre essere il primo a dire le cose. Annunciatore di profezie che poi devono avversarsi, in un modo o nell'altro. E se questo non accade, nessun problema. Si annuncia qualcosa di nuovo e si sovrascrive quanto detto in precedenza, contando su un "corpo scelto" di corrispondenti dotato di voce alta e memoria selettivamente corta. E ben se ne sono visti gli effetti sulla gestione del "dossier" russo-ucraino, caratterizzata da un repentino sali e scendi di posizioni, tra eccessi di fiducia e ferri cortissimi (come è il caso di queste ultime ore).

Per oggi, infatti, il presidente statunitense ha promesso - parole di venerdì scorso - un «annuncio importante sulla Russia». E come è stato preannunciato nelle ultime ore, Trump intende svelare i dettagli di un nuovo piano di armamento destinato a Kiev, in vista di un'offensiva russa di cui lo stesso Vladimir Putin gli avrebbe parlato durante la loro conversazione telefonica del 3 luglio scorso. Di nuovo, quel telefono che torna. È la telefonata che ha portato al «sono molto deluso», quella della rottura più netta - finora - tra la seconda Amministrazione Trump e Mosca, culminata in seguito nel «dice molte stronzate» della scorsa settimana.

Sulle "montagne russe"
Un capolinea da cui non si torna indietro? Mai dire mai, quando c'è di mezzo Donald Trump. Ma vale in ogni caso la pena di riavvolgere il nastro indietro di qualche mese, nel tentativo di tracciare una sorta di "mediana" tra le curve del rapporto tra i due. Il suo dialogo, indiretto, con il Cremlino, il tycoon lo ha iniziato ben prima di rimettere piede alla Casa Bianca, assicurando che avrebbe messo fine rapidamente alle ostilità sul fronte russo-ucraino. Promessa, come sappiamo, poi dissoltasi a contatto con la realtà dei fatti.

Il vero dialogo, quello ufficiale, ha però preso il via solo a gennaio. Trump ha ribadito le intenzioni di arrivare rapidamente - le famigerate «24 ore», tramutatesi da slogan in chimera - a un accordo di pace, minacciando sanzioni e ritorsioni «devastanti» che non ha mai attuato; anche questa una sua tipica firma: la minaccia come metodo negoziale e non come obiettivo. A febbraio Washington e Mosca si erano seduti allo stesso tavolo, in Arabia Saudita, per un vertice negoziale a cui avevano preso parte anche i vertici delle rispettive diplomazie, il Segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Colloqui «promettenti», da cui non è però sfociata né la base di un'intesa per una tregua né un quadro di riferimento in tema di concessioni territoriali.

È però in primavera che il giro sulle "montagne russe" della geopolitica ha iniziato ad acquistare velocità. Post sui social e telefonate come una sorta di bastone e carota. Ricordiamo tutti il «Vladimir, fermati!», urlato da Trump sul suo social network, Truth, il 24 aprile. Poco meno di un mese dopo, il 19 maggio, il tycoon rinnovava invece la sua fiducia nelle intenzioni dello "zar" (e nel suo volere la pace) al termine di una telefonata di un paio d'ore.

Si arriva così a giugno, quando al vertice della NATO, Trump ha vestito i panni dell'occasione e ventilato la possibilità che Putin abbia mire espansionistiche che vanno oltre l'Ucraina. Sorvoliamo volontariamente sulla parentesi del impiego come "mediatore" ad hoc per la crisi a Gaza, che meriterebbe un discorso a parte. Via un'altra pagina del calendario, ed ecco luglio. Per la precisione, il 3 luglio, e quel telefono che squilla.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE