Nuove sanzioni dell'Onu all'Iran, dieci anni dopo

La reazione di Teheran: «Azione non solo infondata e ingiustificabile, ma anche del tutto inaccettabile»
NEW YORK - Sono scattate le sanzioni ONU all'Iran, a dieci anni dall'accordo sul nucleare del 2015, voluto fortemente da Barack Obama e cancellato da Donald Trump, che aveva allentato la stretta sul regime di Teheran. Falliti i negoziati degli ultimi mesi, nonostante gli sforzi diplomatici di USA ed Europa, le severe misure restrittive sono rientrate in vigore.
Francia, Regno Unito e Germania hanno messo in guardia l'Iran contro "azioni di escalation" in seguito alla reintroduzione delle sanzioni ONU dopo il fallimento dei colloqui nucleari.
«La reintroduzione delle sanzioni ONU - si legge in una nota dei tre ministeri degli Esteri - non significa la fine della diplomazia. Esortiamo l'Iran a evitare qualsiasi escalation e a tornare a rispettare gli obblighi di salvaguardia giuridicamente vincolanti».
Dal canto suo, il ministero iraniano degli Esteri definisce «illegale e infondata l'azione dei tre paesi europei e degli Stati Uniti nell'abuso dello snapback» e al ripristino delle sanzioni ONU. «L'azione del trio europeo, sotto la pressione degli Stati Uniti, di ripristinare le risoluzioni revocate non è solo giuridicamente infondata e ingiustificabile, ma è anche del tutto inaccettabile», ha aggiunto, citato da Mehr.
«L'Iran respinge fermamente il ripristino delle sanzioni ONU, revocate ai sensi della risoluzione 2231, in quanto nulle e prive di valore», ha dichiarato poi il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in una lettera alle Nazioni Unite.
«I tre Paesi europei, Regno Unito, Francia e Germania, che avevano richiesto l'attivazione del meccanismo, e gli Stati Uniti hanno scelto il confronto, ma l'Iran non cederà alla coercizione», ha aggiunto Araghchi, citato dall'Irna, sottolineando: «L'Iran continuerà a difendere con fermezza i propri diritti e interessi sovrani e qualsiasi tentativo di danneggiare il Paese incontrerà risposte appropriate, e la piena responsabilità ricadrà su coloro che scelgono il confronto e la pressione anziché la cooperazione».