Scontri tra talebani e pachistano, almeno 66 morti

Avrebbero perso la vita 45 militanti talebani e 19 soldati pakistani
ISLAMABAD - Almeno 45 militanti talebani e 19 soldati pakistani sono stati uccisi in una serie di scontri questa settimana nel turbolento nord-ovest del Paese. A fare il bilancio è stato l'esercito, che ha accusato l'India e cittadini afghani di un coinvolgimento nelle violenze.
Secondo l'Inter-services public relations (Ispr), il servizio media dell'esercito, le operazioni hanno avuto luogo tra il 10 e oggi, nei distretti di Bajaur, Waziristan Meridionale e Lower Dir, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
A Bajaur, le truppe, sulla base di rapporti di intelligence, hanno fatto irruzione in un nascondiglio e ucciso 22 combattenti appartenenti al gruppo fuorilegge Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp). Altri 13 insorti sono stati uccisi in un altro scontro a fuoco nel Waziristan Meridionale. Parallelamente, l'11 settembre, le forze di sicurezza hanno lanciato un'operazione nel distretto di Lower Dir che ha causato la morte di 10 presunti militanti. Nello scontro sono rimasti uccisi anche sette soldati, portando a 19 il bilancio delle vittime dell'esercito durante la settimana.
L'Ispr ha affermato che i combattenti erano legati al Ttp e li ha accusati di aver operato con il sostegno indiano e afghano. «I rapporti di intelligence hanno confermato inequivocabilmente il coinvolgimento fisico di cittadini afghani in questi atti efferati. Il Pakistan si aspetta che il governo afghano ad interim si assuma le proprie responsabilità e neghi il suo territorio alle attività terroristiche contro il Pakistan», si legge nella dichiarazione.
Il primo ministro Shehbaz Sharif e il capo di stato maggiore dell'Esercito, generale Syed Asim Munir, si sono recati oggi nel distretto di Bannu, nel Karnataka, dove hanno partecipato alle preghiere funebri per i soldati e presieduto una riunione ad alto livello sulla lotta al terrorismo. Sharif ha promesso che la risposta del Pakistan continuerà «con tutta la sua forza», affermando che non ci saranno «ambiguità o compromessi».