A chi lo scettro di Trump?
A chi lo scettro di Trump? L'analista politico e giornalista della CNN Eric Bradner commenta i potenziali candidati delle presidenziali statunitensi 2028.
L'analista politico e giornalista della CNN Eric Bradner commenta i potenziali candidati delle presidenziali statunitensi 2028.
WASHINGTON - Mancano ancora tre anni alle elezioni presidenziali statunitensi del 2028, ma la corsa del Partito repubblicano è già cominciata. I principali esponenti del partito si stanno già recando negli Stati chiave, sottolineando il loro sostegno all’agenda politica di Donald Trump e tentando di accreditarsi come suoi potenziali eredi politici. A dirlo è Eric Bradner, giornalista e analista politico della CNN.
«Stiamo assistendo a un numero crescente di repubblicani ambiziosi che viaggiano nei primi Stati in calendario per le primarie, e usano i loro discorsi per sottolineare il sostegno all’agenda di Trump, cercando al tempo stesso di presentarsi come i successori di quella linea politica», ha dichiarato Bradner.
Il compito, tuttavia, è tutt’altro che semplice. «La presenza del vicepresidente JD Vance, che è chiaramente visto come l’allievo prediletto di Trump, rende tutto più complicato per gli altri. Ma c’è uno sforzo evidente per mostrare vicinanza ideologica e sostegno concreto all’agenda trumpiana, pur cercando di evidenziare le proprie conquiste personali», ha spiegato l'analista.
Vance può essere considerato il favorito, ma non è il solo a suscitare interesse. «Durante una recente visita in Iowa sono rimasto sorpreso dalla frequenza con cui veniva menzionato il nome del Segretario di Stato Marco Rubio, spesso insieme a quello di Vance. Entrambi, nonostante le critiche pubbliche rivolte a Trump in passato, sono percepiti come membri leali e figure centrali dell’attuale amministrazione».
Rubio gode di un vantaggio in termini di notorietà: «Ha già corso per la presidenza nel 2016 e molti elettori nei primi Stati si ricordano di lui. In Iowa, per esempio, arrivò terzo in un contesto molto competitivo. Questo significa che l’elettorato lo conosce, ha già maturato un’opinione su di lui. Al contrario, Vance è ancora poco noto tra gli elettori. Piace, ma deve ancora affrontare il classico processo di avvicinamento e valutazione da parte della base elettorale».
Bradner è cauto nel dare la vittoria per scontata a Vance: «Ha certamente un vantaggio come erede dell’eredità trumpiana, ma non è affatto una certezza. Molti repubblicani sembrano voler conoscere una gamma più ampia di candidati».
Secondo l’analista, sarà fondamentale per tutti dimostrare agilità politica. «Essere flessibili nelle interviste e nella comunicazione è sempre importante, ma lo sarà ancora di più in un contesto in cui Trump continua a dominare la scena del partito. Anche se non sarà sulla scheda elettorale, è molto probabile che voglia influenzare l’andamento della corsa».
Tra gli altri nomi in circolazione ci sono anche la Segretaria per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, e il Segretario degli Interni ed ex governatore, Doug Burgum. Entrambi sono alleati di Trump e nutrono ambizioni, ma non godono dello stesso livello di visibilità di Vance e Rubio.
E poi c’è Ron DeSantis, ancora in campo. «Sia lui che Rubio si stanno chiaramente allineando alle politiche più popolari di Trump, come il controllo dell’immigrazione, la sicurezza lungo il confine con il Messico e il Canada e l’aumento delle deportazioni. DeSantis, ad esempio, ha promosso la costruzione di una prigione per immigrati clandestini soprannominata "Alligator Alcatraz", una mossa chiaramente politica per dimostrare il proprio sostegno all’ex presidente».
Bradner aggiunge che DeSantis sembra essere sopravvissuto a gran parte delle tensioni sfociate durante la campagna presidenziale del 2024: «Ha già una rete di finanziamento pronta e ha coltivato rapporti negli Stati chiave. Ciò gli permetterebbe di lanciare una candidatura solida e forse evitare gli errori commessi in passato».
