A Los Angeles è scattato il coprifuoco

La sindaca della metropoli californiana ha imposto il provvedimento «per fermare vandalismi e saccheggi». Decine di arresti in centro. Trump insulta i manifestanti: «Sono degli animali».
LOS ANGELES - A Los Angeles la situazione si fa sempre più incandescente. Tanto che la sindaca democratica Karen Bass si è vista costretta a imporre il coprifuoco tra le 20.00 di martedì e le 6.00 di mercoledì (le 5.00, rispettivamente le 15.00 in Svizzera). «Ho dichiarato l'emergenza locale e imposto il coprifuoco per fermare vandalismi e saccheggi», ha precisato Bass in conferenza stampa. Intanto il Dipartimento di polizia di Los Angeles ha annunciato di aver proceduto a effettuare «decine di arresti» mentre diversi gruppi continuano a radunarsi «con assembramenti illegali» nella zona designata per il coprifuoco.
Dallo scorso venerdì, ricordiamo, la metropoli californiana è stata teatro di scontri tra polizia e migliaia di manifestanti che si sono radunati per protestare contro le politiche migratorie volute dal presidente americano Donald Trump e il suo dispiegamento della guardia nazionale contro la volontà dei rappresentanti eletti dello Stato.
Cortei si sono tenuti anche a Chicago, l'altra città dove su ordine del presidente statunitense Donald Trump l'Immigration and Customs Enforcement (ICE, l'agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell'immigrazione) ha condotto retate contro migranti illegali.
«Sono degli animali» - Lo stesso Trump è tornato ieri ad attaccare i dimostranti. Dopo averli chiamati «invasori stranieri» e «criminali del terzo mondo», il presidente li ha definiti «animali» precisando che l'esercito resterà a Los Angeles «fino a quando non tornerà la pace». Sulle regole d'ingaggio, però, il presidente non ha dato indicazioni precise. «È molto semplice», ha riferito ai giornalisti. «Se i manifestanti sono pericolosi, se tirano mattoni, se sputano in faccia agli agenti, se prendono a pugni le persone, l'esercito risponderà con una grande forza e loro finiranno in galera per lungo tempo. Libereremo Los Angeles e la renderemo di nuovo sicura».
«Pagati da qualcuno» - Trump ha nel contempo sostenuto che i manifestanti siano «pagati da qualcuno». Parlando con i giornalisti, il presidente americano ha detto di «non sapere chi ma qualcuno li paga oppure sono agitatori». Alla domanda se ritenesse se i manifestanti fossero stati pagati dal governatore della California Gavin Newsom o da Bass, Trump ha risposto: «Non ho detto questo».
«Democrazia sotto attacco» - Intanto lo stesso Newsom ha puntato il dito contro Trump parlando di «democrazia sotto attacco davanti ai nostri occhi». Per il governatore democratico della California, il presidente sta infatti «devastando il progetto storico dei nostri padri fondatori». Trump «sta organizzando una retata militare in tutta Los Angeles», ha affermato Newsom. «I regimi autoritari iniziano prendendo di mira le persone meno in grado di difendersi. Ma non si fermano qui. Trump e i suoi fedelissimi prosperano sulla divisione perché permette loro di acquisire più potere ed esercitare un controllo ancora maggiore». Il governatore ha poi ha avvertito che la situazione che si sta sviluppando in California è solo l'inizio. «Questo riguarda tutti noi. Riguarda voi. La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Altri Stati saranno i prossimi».
Giudici al lavoro - Intanto, un giudice di San Francisco ha fissato un'udienza per le 13.30 di giovedì (le 22.30 in Svizzera) sulla richiesta della California di un'ordinanza restrittiva temporanea che limiti i Marine e le truppe della Guardia Nazionale a Los Angeles. Lo riporta il quotidiano statunitense The New York Times. Il governatore Newsom aveva chiesto un'ordinanza entro le 13.00 di ieri, ma il giudice si è rifiutato di emetterla.








