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ISRAELE/HAMAS

Pace a Gaza, ecco le prossime tappe del piano

Una volta riconsegnati gli ostaggi si apriranno le porte delle carceri israeliane per quasi duemila detenuti palestinesi.
Foto Imago
Fonte ats
Pace a Gaza, ecco le prossime tappe del piano
Una volta riconsegnati gli ostaggi si apriranno le porte delle carceri israeliane per quasi duemila detenuti palestinesi.

TEL AVIV/GAZA - Avviata l'attuazione della prima fase del piano del presidente statunitense Donald Trump, ecco le prossime tappe del percorso per riportare la pace a Gaza e avviare la ricostruzione materiale e istituzionale della Striscia.

LA TREGUA IN VIGORE - È scattata immediatamente dopo la ratifica dell'accordo con il movimento islamista Hamas da parte del governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, dopo la scorsa la mezzanotte.

RITIRO PARZIALE DELL'ESERCITO ISRAELIANO (IDF) - È stato completato come previsto dall'intesa entro 24 ore dal cessate il fuoco. Le forze armate dello Stato ebraico sono arretrate fino alla cosiddetta linea gialla, ma restano a Rafah e controllano ancora il 53% del territorio della Striscia.

RICONSEGNA DEGLI OSTAGGI - Deve avvenire entro 72 ore dal cessate il fuoco, quindi entro la fine della mattinata di lunedì. Ma se per i 20 ostaggi ancora vivi la scadenza dovrebbe essere rispettata, ci potrebbe volere più tempo per la restituzione dei corpi dei rapiti uccisi dai miliziani o morti sotto le bombe dell'Idf.

LIBERAZIONE DEI PRIGIONIERI - Una volta riconsegnati gli ostaggi si apriranno le porte delle carceri israeliane per quasi duemila detenuti palestinesi (250 condannati all'ergastolo). Nella lista pubblicata da Israele, non compaiono i cosiddetti Big Seven (sette grandi), ossia le figure ritenute più pericolose, da Marwan Barghouti ad Ahmad Saadat.

L'ARRIVO DI DONALD TRUMP - Il presidente degli USA dovrebbe atterrare in Israele lunedì mattina per poi tenere un discorso davanti alla Knesset, il parlamento dello Stato ebraico. Resta in piedi anche l'ipotesi della sua presenza in Egitto per la cerimonia ufficiale della firma dell'accordo.

I NUOVI NEGOZIATI - Partiranno per attuare la seconda fase del piano Trump che prevede: il disarmo di Hamas, il ritiro dell'Idf dietro la linea rossa (più esterna di quella gialla), l'istituzione di una zona cuscinetto tra la Striscia e Israele, la creazione di un'amministrazione provvisoria internazionale a guida statunitense, l'istituzione di una forza internazionale di stabilizzazione (Isf) con partner arabi e internazionali.

IL DOPOGUERRA - L'obiettivo finale è stabilizzare la Striscia, in vista anche di un futuro Stato palestinese sul quale resta il no di Israele. Hamas, che ha bocciato qualsiasi amministrazione straniera od occidentale, sarebbe invece aperta a un governo tecnico palestinese "sotto l'egida dell'Anp", l'Autorità nazionale palestinese, garantito dai paesi arabi e musulmani. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha lanciato la proposta di una conferenza internazionale per la ricostruzione.

Da domenica entrano gli aiuti dell'ONU - Intanto Israele ha dato il via libera alle autorità delle Nazioni Unite per iniziare a consegnare aiuti a Gaza a partire da dopodomani. Lo scrive sul proprio sito l'agenzia di stampa statunitense Associated Press (AP) citando un funzionario dell'Onu.

Gli aiuti - scrive Ap - includeranno le 170'000 tonnellate che sono già state posizionate in Paesi vicini come Giordania ed Egitto, mentre i funzionari umanitari attendevano il permesso delle forze israeliane per riprendere le loro attività.

Negli ultimi mesi, l'Onu e i suoi partner umanitari sono stati in grado di consegnare solo il 20% degli aiuti necessari per affrontare la grave situazione a Gaza, secondo il responsabile umanitario dell'Onu Tom Fletcher.

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