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ISRAELE/HAMAS

I soldati si ritirano, gli sfollati tornano alle loro case

Un fiume di gente sta percorrendo la famosa "strada dell'esodo" che costeggia il mare: i primi abitanti a muoversi quelli di Khan Younis. L'Idf: «Completata la prima fase del ritiro».
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I soldati si ritirano, gli sfollati tornano alle loro case
Un fiume di gente sta percorrendo la famosa "strada dell'esodo" che costeggia il mare: i primi abitanti a muoversi quelli di Khan Younis. L'Idf: «Completata la prima fase del ritiro».

GAZA - Le foto scattate di nascosto all'alba di questa mattina che mostrano gli ultimi carri armati israeliani che lasciano le zone della Striscia (quelle indicate nel primo punto dell'accordo), sono state forse il primo segnale - circolato subito sui social - che ha dato il via al ritorno degli sfollati.

I primi a muoversi e a mettersi in cammino sulla famosa "strada dell'esodo" che costeggia il mare, sono stati gli abitanti di Khan Younis, a sud di quello che resta della Striscia di Gaza.

L'esercito israeliano con le sue brigate mobili e i corpi di fanteria se n'è andato e ha raggiunto la Linea Gialla, l'avamposto dove il piano Trump vuole che debba restare, fino a nuovo ordine, che poi è il prosieguo del trattato e il passaggio al punto successivo dell'intesa raggiunta.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell'esercito, «le forze dell'Idf si sono posizionate nelle ultime linee di schieramento, in conformità con le linee guida dell'accordo di cessate il fuoco e con il ritorno dei rapiti». Ma avverte anche che le truppe «continueranno a operare per eliminare qualsiasi minaccia immediata». In un annuncio diffuso in lingua araba viene anche intimato di non avvicinarsi a nord della Striscia nelle aree di Beit Hanoun, Beit Lahiya, Shejaiya, e «a qualsiasi zona in cui vi sia una concentrazione di truppe». Inoltre, ha raccomandato ai pescatori di non entrare in mare o avvicinarsi alle coste di Israele. Hamas, dal canto suo, ha anche invitato la popolazione a rispettare queste indicazioni, avvertendo però - tramite il suo portavoce di Hamas Hazem Qassem con una dichiarazione all'emittente saudita Al-Arabiya - che «stiamo monitorando il ritiro dell'esercito israeliano in conformità con l'accordo. I palestinesi hanno confermato che ostacoleranno qualsiasi tentativo di sfollamento. Non daremo a Israele alcuna scusa per tornare in guerra».

L'accordo che mette fine ai bombardamenti comunque è entrato ufficialmente in vigore: l'ora x è scattata alle 12.00 ora locale, le 11.00 in Svizzera.

La giornata non era però cominciata nel migliore dei modi: alcune forti esplosioni si erano continuate a udire proprio a Khan Yunis prima dell'alba. Anche Gaza City era rimasta sotto attacco con diversi colpi di artiglieria, mentre i droni avevano continuato il sorvolo della Striscia.

Adesso comincia ufficialmente il conto alla rovescia che dovrà portare alla liberazione degli ostaggi entro 72 ore: si presume che i 20 ancora in vita verranno consegnati da Hamas tra lunedì pomeriggio e martedì mattina. In quei giorni, inoltre, è previsto l'arrivo del presidente americano Donald Trump.

Intanto il premier Netanyahu in una conferenza dove i giornalisti non potranno porre domande, ha affermato che «a tutti quelli che sostengono che questo accordo si poteva raggiungere prima dico che non è vero: Hamas non ha mai acconsentito a liberare tutti gli ostaggi con l'Idf così ancora profondamente dentro la Striscia» sono state le sue parole.

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