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GUERRA IN UCRAINA

Trump e i missili in grado di raggiungere Mosca: «Ho già deciso»

Il presidente americano verso il «sì» alla vendita dei Tomahawk a Kiev. «Voglio sapere però come intendono utilizzarli». Mosca: «Sarebbe la fine delle relazioni con Washington».
Foto Imago
Trump e i missili in grado di raggiungere Mosca: «Ho già deciso»
Il presidente americano verso il «sì» alla vendita dei Tomahawk a Kiev. «Voglio sapere però come intendono utilizzarli». Mosca: «Sarebbe la fine delle relazioni con Washington».

KIEV/WASHINGTON - Sembra intenzionato a dare l'ok, ma prima vuole sapere come gli ucraini intendono utilizzarli. Il dubbio che attanaglia Donald Trump ha a che fare con dei missili, non dei missili qualsiasi però, visto che si parla dei temuti Tomahawk, un armamento che ha una gittata di 2.500 chilometri e dunque in grado di arrivare fino a Mosca.

Combattuto tra le mire affaristiche da milioni di dollari che la vendita di questa tipologia di armi genera nelle casse americane e il rischio di mandare all'aria le relazioni diplomatiche appese a un filo sempre più tirato che conduce al Cremlino, il tycoon - seppur vada dicendo in giro di avere già deciso - un «sì» definitivo non è riuscito ancora a farselo uscire di bocca.

Forse anche perché gli hanno riferito quello che da Mosca si sono subito affrettati a ricordargli, parole pronunciate dall'amico Vladimir in persona: «Se Washington fornisse missili Tomahawk all'Ucraina per attacchi a lungo raggio in profondità nella Russia, ciò porterebbe alla distruzione dei rapporti tra Mosca e Washington».

Naturale, dopo certe lapidarie dichiarazioni che sotterrano il buon "vicinato" diplomatico, l'arrampicata sui vetri di affermazioni tipo «credo che dovrei vorrei scoprire cosa ne fanno, dove li mandano, penso che dovrei porre questa domanda a Zelensky» da parte del presidente americano. Che corre a rassicurare gli amici russi giurandogli che lui non ha «intenzione di inasprire la guerra».

E non basterebbe comunque nemmeno la via di fuga - per mettersi al riparo dalle infuocate irritazioni e reazioni di Mosca - del giro largo (la vendita indiretta) che farebbero i missili prima di arrivare nell'arsenale ucraino: gli USA, come vuole Zelensky, venderebbero all'Europa, che poi li invierebbe in Ucraina.

Per un presidente abituato a fare accordi - come ricorda lui stesso a ogni occasione - e a chiudere affari, questo non è proprio un affare trattabile alla stregua del gioco delle tre carte. Ma del resto, il tappeto rosso fatto srotolare nel bianco alaskese dell'aeroporto di Anchorage appare ormai come un ricordo lontano, lontano come il giretto con Putin sulla limousine in stile "pace promessa", finito in un nulla di fatto. I due si osservano adesso da lontano, con distacco, e studiano uno le mosse dell'altro: ma a far muovere - se avverrà - la pedina dei Tomahawk sullo scacchiere del teatro di guerra russo-ucraino, avrà di certo contribuito in Trump il ricordo - questo non proprio lontano - dell'allegra compagnia vista sfilare alla gran parata del Dragone. Per un uomo suscettibile e facilmente irritabile come il Donald della Grande America di ritorno, il pericolo dell'asse russo-asiatica potrebbe giustificare ogni inversione di marcia militare.

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