Ecco perché Maria è riuscita a spegnere 117 candeline


Uno studio svela il mistero della sua straordinaria longevità. E non è tutta genetica...
Uno studio svela il mistero della sua straordinaria longevità. E non è tutta genetica...
MADRID - Maria Branyas Morera, morta nel 2023 all’età di 117 anni, era considerata la persona più anziana del mondo. Oggi la scienza prova a spiegare il mistero della sua straordinaria longevità grazie a un’analisi genetica e biologica condotta da un team guidato dal medico Manel Esteller dell’Università di Barcellona.
Prima di morire, Branyas aveva autorizzato i ricercatori a utilizzare i suoi campioni di sangue, saliva, urina e feci. I dati raccolti sono stati confrontati con quelli di altre donne provenienti da Spagna e Portogallo. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine, indicano che la sua lunga vita fu probabilmente il frutto di una combinazione di fattori genetici favorevoli e abitudini quotidiane salutari.
Branyas non fumava, non beveva alcol, si muoveva regolarmente e manteneva una vita sociale attiva. Inoltre, presentava varianti genetiche collegate alla protezione da malattie come demenza, cardiopatie e diabete. Persino le sue cellule apparivano biologicamente più giovani rispetto alla sua età anagrafica.
Un altro dato sorprendente riguarda la sua flora intestinale: era simile a quella di persone molto più giovani, con un’elevata presenza di bifidobatteri. Secondo gli studiosi, questa caratteristica potrebbe essere stata favorita dal consumo quotidiano di tre yogurt, abitudine che avrebbe contribuito a rafforzare le difese contro le infiammazioni.
Gli esperti, tuttavia, invitano alla cautela. «Tre yogurt al giorno non bastano certo a garantire la longevità», osserva Mary Armanios della Johns Hopkins University, sottolineando che anche fattori socio-economici come reddito e istruzione incidono in modo decisivo sulla speranza di vita. «Ci sono geni che limitano la durata della vita – spiega – ma non sappiamo se i “buoni geni” siano sufficienti a superare condizioni sociali difficili».
Resta quindi aperto l’interrogativo se a determinare i 117 anni di Branyas siano stati davvero i suoi geni o, semplicemente, un pizzico di fortuna. Esteller, tuttavia, guarda avanti: il suo obiettivo è sviluppare farmaci in grado di replicare gli effetti delle varianti genetiche favorevoli. «Maria ha avuto in dono ottimi geni dai suoi genitori – conclude lo scienziato – ma noi non possiamo scegliere i nostri. Possiamo però provare a imitarne i benefici».