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ITALIA/GERMANIA

Sabotaggio Nord Stream, l'Italia consegna l'ex capitano ucraino alla Germania

Serhii Kuznietsov era stato arrestato lo scorso 21 agosto. La decisione di estradarlo arriva dopo l'udienza del 9 settembre.
Foto AFP
Fonte ats
Sabotaggio Nord Stream, l'Italia consegna l'ex capitano ucraino alla Germania
Serhii Kuznietsov era stato arrestato lo scorso 21 agosto. La decisione di estradarlo arriva dopo l'udienza del 9 settembre.

BOLOGNA/ - La Corte d'appello di Bologna ha disposto la consegna alla Corte di giustizia federale della Germania (la Corte suprema) di Serhii Kuznietsov, l'ex capitano dell'esercito ucraino arrestato su mandato europeo il 21 agosto in una struttura ricettiva del Riminese mentre era in vacanza con la famiglia, con l'accusa di aver sabotato nel settembre 2022 i gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico.

La decisione arriva dopo l'udienza del 9 settembre.

Il difensore ha subito annunciato ricorso alla Corte di Cassazione: «Sono stati violati diritti fondamentali: equo processo, condizioni di detenzione e immunità funzionale. Non possono essere sacrificati in nome di una cooperazione giudiziaria automatica».

«Non possiamo concordare - dice l'avvocato - con la decisione. Il Collegio ha respinto tutte le eccezioni sollevate dalla difesa, nonostante le gravi preoccupazioni espresse in ordine alla violazione dei diritti fondamentali. Riteniamo, invece, che questo procedimento sollevi questioni cruciali sul principio del ne bis in idem, sul riconoscimento dell'immunità funzionale prevista dal diritto internazionale e sulla tutela della dignità umana nelle condizioni di detenzione. È pertanto indispensabile impugnare questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, affinché sia effettuato un controllo sulle gravi violazioni dei diritti fondamentali del nostro assistito».

In particolare la difesa sottolinea che a Kuznietsov «non è stato consentito di partecipare personalmente alle proprie udienze, né di avere pieno accesso agli atti del procedimento in Germania, con evidente lesione del diritto a un equo processo; l'interpretazione fornita durante le udienze è stata del tutto inadeguata, pregiudicando gravemente l'effettività della difesa: in più occasioni sono state fornite solo sintesi parziali e non traduzioni integrali degli interventi, circostanza giuridicamente inaccettabile».

Inoltre la magistratura italiana, nel corso del procedimento, «ha fatto riferimento a una qualificazione giuridica di 'terrorismo' non contenuta nel mandato emesso dall'autorità tedesca, in violazione del principio di specialità e del vincolo di corrispondenza tra i fatti contestati e l'oggetto della consegna; nondimeno, contraddittoriamente, la consegna non è stata disposta per terrorismo».

«Lo status del mio assistito quale appartenente alle forze armate ucraine nel periodo rilevante non può essere ignorato. Inoltre, permane il rischio concreto di violazione di ulteriori diritti fondamentali, incluso quello a non subire trattamenti detentivi inumani o degradanti in caso di consegna», continua il legale, per cui «solo la Suprema corte potrà garantire il necessario controllo sulle garanzie fondamentali in gioco, che non possono essere sacrificate in nome di una cooperazione giudiziaria automatica».

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