Sud Sudan: come Gaza, se non peggio


Il posto dove gli israeliani "sognano" di trasferire la popolazione rimasta della Striscia di Gaza è una terra devastata da fame, conflitti e miseria almeno quanto la Palestina.
Il posto dove gli israeliani "sognano" di trasferire la popolazione rimasta della Striscia di Gaza è una terra devastata da fame, conflitti e miseria almeno quanto la Palestina.
JUBA - Uno dei luoghi più inospitali del mondo, dove la lista di cose che conducono al significato di inferno è lunga: flagellato dalle alluvioni, seccato dalla siccità, minato dal riaccendersi di un conflitto fra due fazioni rivali che rischiano di portare lo Stato più giovane del mondo (Il Sud Sudan nasce nel 2011 a seguito della scissione con la Madrepatria) nel baratro della guerra civile, nel "buen retiro" dove gli israeliani pensano di dirottare il milione e passa di disperati palestinesi (quel che resta probabilmente della popolazione della Striscia) mancano anche cibo e acqua.
Sette milioni di persone affamate, 900mila i profughi già presenti nel Paese - I dati del flagello basta andarli a leggere nei documenti stilati dagli operatori della missione ONU nel Paese: più di sette milioni di persone affamate «che vivono nell'insicurezza alimentare grave», lo definisce tecnicamente l'ufficio dell'organizzazione presente sul posto, un milione e seicento mila bambini «che sono malnutriti», 900mila profughi da sfamare e a cui prestare assistenza sanitaria, quando trovare da mangiare è un miraggio anche per i suoi abitanti e curare le persone - nelle tende da campo - con gli esigui mezzi che gli eroici medici di organizzazioni umanitarie hanno a disposizione, è impresa che definire ardua appare davvero riduttivo.
Se c'è una terra che di un aggravio di disperazione farebbe proprio a meno, questa è proprio la fetta di Africa orientale chiusa in quei 644mila chilometri quadrati di superficie che vive da sempre nella povertà.
Sud Sudan al penultimo posto nella graduatoria dello sviluppo umano - Nella classifica del grado di sviluppo umano, questa repubblica senza sbocco sul mare occupa il penultimo posto della graduatoria: la gran parte della popolazione è analfabeta, 7 minori su 10 non vanno a scuola, l'aspettativa di vita non supera i 60 anni.
Decenni di guerre - Un Paese in guerra, quella guerra che fino al 2011 - anno dell'indipendenza dal Sudan - era durata per decenni, si era fermata per un paio di anni, per poi riprendere nel 2013 e durare fino al 2018 quando un governo di unità aveva stabilito che 400mila morti potevano bastare e che era forse arrivato il momento di deporre le armi.
Ma le tregue spesso non reggono e quella del 2018 ha iniziato a incrinarsi dallo scorso mese di marzo, quando le forze filo governative di etnia "Dinka" (legate al presidente Salva Kiir) hanno ricominciato a scontrarsi con quelle che appoggiano il Vicepresidente Riek Machar (di etnia "Nuer").
Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite e capo della missione di pace in Sud Sudan, Nicholas Haysom, nella giornata di lunedì ha fatto presente ai due che «gli sforzi internazionali per sostenere la pace avranno successo solo se il presidente Salva Kiir e il vice presidente Riek Machar saranno disposti a impegnarsi in modo costruttivo e a mettere gli interessi del loro popolo davanti ai propri».
Le violenze sui civili aumentate dell'86% - Un appello finora inascoltato e arrivato quando la stessa organizzazione ha divulgato i dati dell'impennata di violenza contro i civili che la ripresa delle ostilità sta alimentando; una violenza che «sta raggiungendo livelli record» afferma l'Onu e che documenta «1.607 vittime nel primo trimestre di quest'anno, il numero più alto registrato in qualsiasi periodo di tre mesi dal 2020».
Il rapporto rivela che «739 civili sono stati uccisi, 679 feriti, 149 rapiti e 40 sottoposti a violenza sessuale legata al conflitto» tra gennaio e marzo 2025.
Rispetto al trimestre da ottobre a dicembre 2024, «ciò rappresenta un aumento dell'86 percento delle vittime (da 866 a 1.607), un aumento del 110 percento dei civili uccisi (da 352 a 739) e un aumento del 94 percento dei feriti (da 350 a 679). I rapimenti sono saliti da 129 a 149 e i casi di violenza sessuale legata al conflitto da 35 a 40».
Le recenti tensioni sono divampate nel nord del Paese, dove le truppe governative hanno combattuto contro una milizia nota come Esercito Bianco, che si ritiene sia schierata con Machar.
«Oggi siamo sull'orlo di una guerra civile» - Un preoccupante focolaio militare che fa dire sempre al rappresentante ONU Haysom che «il Sud Sudan sta barcollando sull'orlo di una ricaduta nella guerra civile».
Un ritorno al conflitto che rischierebbe di ripetere gli orrori del 2013 e del 2016, quando la violenza ha devastato le povere comunità e sfollato milioni di persone.