Zelensky, aria di protesta: in migliaia in piazza contro il presidente


La scintilla che ha fatto esplodere il dissenso è stata l'approvazione di una legge che revocherebbe l'indipendenza degli organi anti-corruzione
La scintilla che ha fatto esplodere il dissenso è stata l'approvazione di una legge che revocherebbe l'indipendenza degli organi anti-corruzione
KIEV - «Zelensky ha appena tradito la democrazia ucraina e tutti coloro che lottano per essa». In tre anni e passa di guerra non si era mai assistito a un attacco di questa portata da parte della più autorevole e principale fonte di informazione del Paese.
Lotta alla corruzione: il bavaglio di Zelensky e del suo governo - Ma la guerra stavolta c'entra poco. L'alzata di scudi e la discesa in piazza - come le migliaia di persone l'altra sera davanti al Parlamento ucraino - del Kyiv Indipendent hanno a che fare con una faccenda squisitamente tutta politica e vale a dire l'approvazione di una legge che toglie di fatto l'indipendenza ai due principali organi anticorruzione: l'Ufficio nazionale che va sotto la sigla del NABU e la Procura Speciale Anticorruzione (SAPO).
Con quei 263 voti con cui i deputati della Verkhovna Rada hanno fatto arrivare sul tavolo di Volodymyr Zelensky il disegno di legge bello che approvato e a cui apporre solo la firma (cosa che il leader ucraino ha fatto senza alcuna esitazione), il congresso legislativo ucraino consegna nelle mani di una sola figura - un procuratore generale «notoriamente non indipendente», fa rilevare il Kyiv Independent - il potere «di supervisionare le indagini anti-corruzione» e la facoltà di bloccare il prosieguo di un filone di inchiesta.
«Zelensky potrà fermare le indagini con una telefonata» - Essendo la sua nomina espressione di un'indicazione politica, il timore sollevato da chi avversa questa decisione parlamentare è che il nominato procuratore possa finire sotto l'egida dell'influenza di governo. In una manciata di parole, «significa che Zelensky potrà fermare le indagini con una telefonata».
Il dissenso popolare - di così tale proporzione - che ha assunto la manifestazione contro Zelensky l'altro giorno, oltre a invitare il leader ucraino a una seria riflessione sull'indebolimento del suo consenso in una parte dell'elettorato e in una influente e numerosa fetta della società civile, giunge a qualche giorno «da un'ondata senza precedenti di perquisizioni in decine di abitazioni di agenti della NABU» operate «dalle forze dell'ordine e da persone controllate dal presidente Zelensky» e con «pretesti che spaziavano dalle accuse di traffico di droga agli incidenti stradali di quattro anni prima».
I motivi di queste sospette e affrettate visite poliziesche, che in alcune occasioni hanno assunto anche il carattere di «perquisizioni violente», per i columnist del quotidiano ucraino hanno una precisa origine e vanno fatte risalire alle indagini che alcuni dei funzionari fatti oggetto delle perquisizioni hanno condotto su alcuni degli uomini più vicini al presidente. Uno di questi, amico personale del leader ucraino ed ex vice Primo ministro Oleksiy Chernyshov, è accusato di «appropriazione indebita di terreni e arricchimento illecito». E altri, della cerchia stretta di Zelensky, sono finiti o stanno finendo sotto la lente investigativa degli uffici a cui la nuova legge ha tolto autonomia e potere di autogoverno.
Migliaia di persone in piazza contro il presidente ucraino - I cartelli e gli slogan di una piazza piena e ostile verso il presidente ucraino - nella prima grande manifestazione di massa dall'inizio della guerra - sposano l'idea diffusa nel Paese che «le agenzie anticorruzione attaccate rappresentano una spina nel fianco e un fastidio per l'élite politica, come è giusto che sia» sottolinea il fondo del Kyiv Indipendent.
Che nell'Ucraina di oggi, martoriata da un'aggressione senza precedenti nella Storia dei conflitti più recenti, comincino a intravedersi delle crepe, lo si percepisce anche dai toni che intellettuali e voci autorevoli del pensiero culturale ucraino utilizzano.
«Siamo di fronte a un colpo di Stato» - Per lo storico Yaroslav Hrytsak, siamo addirittura a «una decisione che può equivalere a un colpo di Stato. Non in termini di cambio di potere, ma in termini di come i principi del potere dovrebbero funzionare. Uno Stato sano ha a cuore l'indipendenza delle sue istituzioni» ha dichiarato.
«Tornati ai tempi del filo-russo Yanukovych» - Per Yuriy Nikolov, il giornalista investigativo fondatore di “Nashi Hroshi/Our Money”, «siamo tornati ai tempi di Victor Yanukovych (il discusso ex presidente), che ho sempre considerato il picco della corruzione in Ucraina».
In molti tornano proprio a evocare i fatti che hanno portato alla rivoluzione di Piazza Maidan, «una delle vittorie del movimento democratico filo-occidentale che ha rovesciato il corrotto presidente filo-russo» e che ha portato nei mesi successivi proprio all'istituzione dell'infrastruttura anticorruzione ucraina «smantellata da Zelensky per proteggere i suoi associati».
«Un colpo al cuore della democrazia» - Un colpo di mano ai principi democratici inderogabili per le ambizioni europeiste (ingresso nella UE) di Kiev, tanto che i più fervidi oppositori del provvedimento, come Inna Sovsun - deputata del partito di opposizione Holos - non si è astenuta dal considerarlo un atto che «colpisce il cuore della democrazia».
Questa grana interna per Zelensky non è certo la miglior cosa che poteva capitargli, in un momento in cui le preoccupazioni certo non gli mancano, viste le notizie che giungono dal campo di battaglia. Ma, come per la linea di confine, anche lungo le trincee che demarcano il fronte della politica, l'Ucraina non vuole tornare a fare un drammatico e irreversibile salto all'indietro.