Un'overdose di Zucchero e blues ieri sera a Moon and Stars


Una Piazza Grande da tutto esaurito ha cantato e ballato per quasi due ore assieme alla star emiliana
Una Piazza Grande da tutto esaurito ha cantato e ballato per quasi due ore assieme alla star emiliana
LOCARNO - L'uomo in blues con il suo inseparabile cappello louisiano arriva sul palco con sei minuti di anticipo rispetto all'ora prevista per l'inizio del concerto e attacca - sotto il martellante arpeggio di piano - "Spirito nel buio".
C'è una piazza strapiena all'inverosimile (e infatti Moon and Stars si godrà il suo bel sold out) e un Adelmo in gran forma che a pieni polmoni urla al cielo di Locarno la sua anima blues, accendendo subito il suo popolo con il secondo pezzo in scaletta: è una delle sue canzoni manifesto, una di quelle della sua "Prima Era" musicale, la canzone cult delle migliaia di persone che assiepate cantano a squarciagola la laica "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall'azione cattolica".
Poi l'inizio infuocato si stempera con le tre ballad che Zucchero infila una dietro l'altra: "La canzone che se ne va", quel capolavoro di "Ci si arrende" (scritta con Bono degli U2), il ripescaggio nostalgico di "Blu".
La parentesi dei lenti si chiude in fretta quando Sugar "sfianca" il pubblico con due hit che fanno tremare la conca di Piazza Grande che si veste di colpo di tinta rossa: "Partigiano reggiano" più l'affresco sessuale di "Vedo nero", con il bluesman che incita la folla «dai Locarno, tieni il tempo».
A infiammare la scena ci penserà anche la "spacca-timpani" Oma Jali, una meraviglia di corista, doti vocali inarrivabili che duetta con Zucchero in "Facile".
In due ore c'è da farci stare 40 anni di carriera, compito non proprio facile, ma l'Adelmo da Roncocesi cerca di infilarci i pezzi che davvero non si possono non suonare: e quindi, accantonata l'immersione nell'album Black Cat con "13 buone ragioni" e l'incursione nel campo delle attrazioni fatali di una notte con "Baila (Sexy thing)", ecco i memorabili "Dune mosse", "Miserere" in duetto virtuale con il Maestro, l'indimenticabile Pavarotti, che Zucchero omaggia con un saluto.
«Grazie Locarno per avermi invitato» dice prima di presentare la sua super band con Polo Jones al basso, Kat Dyson alle chitarre, Peter Vettese all'hammond, piano e tastiere, il fedele Mario Schilirò chitarre, Adriano Molinari alla batteria, Nicola Peruch tastiere, Monica Mz Carter batteria e percussioni e il "mitico" James Thompson, storico "fiato" di Zucchero sin dai tempi di "Rispetto".
E di fiato da tirare ce n'è bisogno e accade quando Zucchero lascia proprio a Oma Jali la scena e si ritira dieci minuti in camerino.
«Torno subito, non cambiate canale» dice, tanto a non farlo cambiare ci penserà proprio lei, l'uragano Oma, che scuote il pubblico a suon di rock 'n roll e un diluvio di acrobazie vocali da fare oscillare i più deboli di animo non abituati a certe performance sensoriali.
Poi si corre dritti verso il finale: da "Diamante" a "Per colpa di chi", passando per "Diavolo in me".
«Noi crediamo nel blues, il blues non morirà mai»: è il pre-congedo, Zucchero se ne va, ma la gente sa che non può andarsente da Locarno senza cantare l'ultima, "Senza una donna", in inglese, lasciando in italiano solo il titolo del refrain.
Nella città della pace - con un'altra notte musicale da sogno che si era aperta con la cantautrice scozzese KT Tunstall - l'overdose di Zucchero e blues si chiude così.
«Buona fortuna, i love you», saluta l'uomo dall'anima nera che ha sparso tutta l'emozione che poteva.