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BRICS, il colosso sta inciampando?

Il vertice di Rio de Janeiro - offuscato dalla scure dei dazi agitata da Donald Trump - ha messo di nuovo in evidenza le fragilità interne che ostacolano il blocco
Imago
Fonte red
BRICS, il colosso sta inciampando?
Il vertice di Rio de Janeiro - offuscato dalla scure dei dazi agitata da Donald Trump - ha messo di nuovo in evidenza le fragilità interne che ostacolano il blocco

RIO DE JANEIRO - «Multilateralismo senza coerenza». «Slittamento verso l'irrilevanza». L'ultimo vertice annuale dei BRICS, il 17esimo, svoltosi negli scorsi giorni a Rio de Janeiro, ha reso nuovamente visibili alcune delle fragilità caratteristiche di quel raggruppamento che, impropriamente, viene spesso indicato come "Sud globale". E le due citazioni - due titoli di articoli comparsi, rispettivamente, su "El Pais" e su "The Conversation" - evocano quei rischi di immobilismo che rischiano di essere l'anticamera di una perdita di credibilità e, conseguentemente, del declino.

Facciamo un passo indietro. Il blocco dei BRICS - acronimo che prende vita dalle iniziali dei primi cinque paesi che lo hanno creato - oggi rappresenta circa la metà della popolazione mondiale, e poco meno della metà della ricchezza che viene prodotta in tutto il pianeta. E in questi ultimi anni si stanno configurando come un'alternativa al cosiddetto modello occidentale, mettendo pure in discussione l'egemonia futura del dollaro come valuta di riferimento globale.

Chiusa la parentesi, torniamo al presente. Perché mentre a Rio, le delegazioni degli stati membri ribadivano volontà e intenzioni su più tavoli, più in termini di dichiarazioni che non annunciando passi concreti, in quel di Washington l'amministrazione Trump agitava preventivamente il mazzafrusto dei dazi in direzione dei paesi che hanno in qualche cassetto il pensiero di allinearsi con le politiche dei BRICS. Una minaccia, nemmeno tanto velata, che ha reclamato più riflettori di quanto invece pronunciato all'ombra del Corcovado.

Non solo. A contribuire a un vertice che ha fatto imbarcare un po' d'acqua al raggruppamento - che ha già il volto segnato da tensioni interne a livello geopolitico (si pensi a Cina e India, ma anche ai rapporti tra Arabia Saudita e Iran) con priorità molto divergenti e, di riflesso, una marcata inefficienza quando si tratta di prendere decisioni - è la mancanza di una chiara leadership sullo scacchiere; amplificata in questo caso dall'assenza fisica in contemporanea delle due figure più importanti di quel blocco, ossia i presidenti Vladimir Putin (comparso solo in video) e Xi Jinping (che non ha dato motivazioni, limitandosi a inviare il premier, Li Qiang), rispettivamente titolari della R e della C di BRICS.

I BRICS sono un colosso, ma proprio nella loro mole mostrano quella che è probabilmente loro maggiore fragilità. Tante teste, su frequenze molto diverse, che faticano quando devono tracciare un solo orizzonte tra scenari che sono pressoché inconciliabili. Perché se Pechino e Mosca hanno nel cuore e nella testa la volontà contrapporsi in tutto e per tutto all'Occidente, lo stesso non si può dire invece di paesi come il Brasile e l'India. Sono anime, in questo momento, affini e al contempo divergenti e quindi incapaci di colmare quel gap che richiede la presa di decisioni all'unanimità. Senza quelle decisioni, la potenziale strategia rimane semplice retorica e il rischio è quello di marciare sul posto, perdendo un pezzo di credibilità alla volta.

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