Il piano Usa per Gaza: rilascio ostaggi e amnistia con Hamas

Il documento, in 21 punti, è stato condiviso dagli Stati Uniti con una manciata di paesi arabi e musulmani all'inizio di questa settimana.
NEW YORK - La proposta statunitense per porre fine alla guerra a Gaza incoraggia i palestinesi a rimanere nella Striscia e prevede la creazione di un percorso verso un futuro Stato palestinese. Lo rivela il quotidiano israeliano Times of Israel, che ha ottenuto una copia del piano.
Il documento, in 21 punti, è stato condiviso dagli Stati Uniti con una manciata di paesi arabi e musulmani all'inizio di questa settimana a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e contiene anche clausole che sono state alla base di varie proposte elaborate da diverse parti interessate negli ultimi mesi, dal rilascio di tutti gli ostaggi alla rimozione di Hamas dal potere.
Tra i primi punti, il piano prevede che "1) Gaza sarà una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo che non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini. 2) Gaza sarà riqualificata a beneficio della sua popolazione. 3) Se entrambe le parti accetteranno la proposta, la guerra terminerà immediatamente, con le forze israeliane che interromperanno tutte le operazioni e si ritireranno gradualmente dalla Striscia. 4) Entro 48 ore dall'accettazione pubblica dell'accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti. 5) Una volta restituiti gli ostaggi, Israele libererà diverse centinaia di prigionieri palestinesi che scontano l'ergastolo e oltre mille abitanti di Gaza arrestati dall'inizio della guerra. 6) Una volta restituiti gli ostaggi, ai membri di Hamas che si impegnano per la coesistenza pacifica verrà concessa l'amnistia, mentre ai membri che desiderano lasciare la Striscia verrà concesso un passaggio sicuro verso i paesi di accoglienza".
"Gaza - si legge in un altro punto del piano, così come sintetizzato dal Times of Israel - sarà governata da un governo temporaneo e transitorio di tecnocrati palestinesi, responsabili della fornitura di servizi quotidiani alla popolazione della Striscia. Il comitato sarà supervisionato da un nuovo organismo internazionale istituito dagli Stati Uniti in consultazione con i partner arabi ed europei".
"Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, ma coloro che sceglieranno di andarsene potranno farvi ritorno. Inoltre, i cittadini di Gaza saranno incoraggiati a rimanere nella Striscia e verrà loro offerta l'opportunità di costruire un futuro migliore", si legge in un altro punto.
"Hamas non avrà alcun ruolo nella governance di Gaza. Ci sarà l'impegno a distruggere e interrompere la costruzione di qualsiasi infrastruttura militare offensiva, compresi i tunnel. I nuovi leader di Gaza si impegneranno a una coesistenza pacifica con i loro vicini" e "Israele non occuperà né annetterà Gaza e le IDF cederanno gradualmente il territorio attualmente occupato, man mano che le forze di sicurezza sostitutive stabiliranno il controllo e la stabilità nella Striscia", riporta il piano Usa.
"Una volta che la riqualificazione di Gaza sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell'Autorità Nazionale Palestinese sarà stato implementato - si legge al punto 20 -, potrebbero esserci le condizioni per un percorso credibile verso la creazione di uno Stato palestinese, che è riconosciuta come l'aspirazione del popolo palestinese", mentre all'ultimo punto il piano prevede che "gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico di coesistenza pacifica".
La decisione di incoraggiare esplicitamente i palestinesi a rimanere a Gaza - chiosa il Times of Israel - segnato un'importante evoluzione per l'amministrazione Trump sulla questione, dato che a febbraio Trump aveva scioccato gran parte del mondo con le voci sulla presa di Gaza da parte degli Stati Uniti e sul trasferimento permanente dell'intera popolazione di circa due milioni di persone.
Inoltre, la previsione di un potenziale percorso verso un futuro Stato palestinese dopo l'avanzamento della ricostruzione di Gaza e il completamento della riforma dell'Autorità Nazionale Palestinese sembra anch'essa un netto allontanamento dalla politica finora seguita dall'amministrazione Trump, dato che quest'ultima ha evitato di esprimere il proprio sostegno alla soluzione dei due Stati.