Dazi, le aziende americane rallentano le assunzioni
Lo rivela il Financial Times. Le realtà che appartengono a settori più esposti hanno registrato perdite occupazionali
WASHINGTON - Le industrie americane più esposte alle turbolenze commerciali hanno bruscamente frenato le assunzioni e in molti casi hanno iniziato a licenziare lavoratori, causando un blocco nella crescita del mercato del lavoro statunitense. Lo scrive il Financial Times.
Settori come manifattura, commercio all'ingrosso e vendita al dettaglio, oltre all'energia, hanno registrato una serie di perdite occupazionali negli ultimi mesi, che i dirigenti attribuiscono in gran parte ai dazi imposti dal presidente Donald Trump: misure ampie che hanno aumentato i costi e reso difficile pianificare espansioni.
I settori produttivi esposti ai dazi di Trump hanno guidato il calo nel pessimo rapporto sull'occupazione di agosto, pubblicato la scorsa settimana, che ha mostrato che l'economia statunitense ha aggiunto solo 22.000 posti di lavoro, con le assunzioni ridotte al minimo.
La manifattura ha perso 12.000 posti, portando le perdite complessive a 78.000 dall'inizio dell'anno. Il settore minerario, che include petrolio e gas, ha perso 6.000 posti in agosto, mentre l'occupazione nel commercio all'ingrosso è calata di 32.000 unità nello stesso periodo. Il mese scorso, il colosso industriale John Deere ha dichiarato che i dazi gli sono costati 300 milioni di dollari nel 2025, un costo che probabilmente raddoppierà entro la fine dell'anno. L'azienda ha licenziato 238 lavoratori in diversi stabilimenti in Illinois e Iowa, dichiarando che l'utile netto del terzo trimestre è sceso del 26% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
