A Gaza solo cemento e vetro

Il presidente degli Stati Uniti intende "sviluppare" la regione e deportare i palestinesi
WASHINGTON - Gli Stati Uniti si prenderanno la striscia di Gaza e deporteranno i palestinesi. È questo, in sintesi, il piano che il presidente Donald Trump intende implementare per risolvere uno dei conflitti più complessi nella storia del Medio Oriente.
Oltre 70 anni di accordi regionali attentamente soppesati e relazioni diplomatiche andate in fumo. «Ci prenderemo Gaza», ha specificato il tycoon in conferenza stampa, con alle spalle un premier israeliano che più entusiasta di così si muore. Trump è «il miglior amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca», ha sottolineato Netanyahu, arrivato nella capitale già di buon umore, dopo le recenti dichiarazioni di Trump in merito al destino della Striscia di Gaza, che già la settimana scorsa era stata definita un «cantiere in demolizione» e per cui il presidente aveva già anticipato i suoi progetti di "sviluppo" territoriale.
Dei palestinesi se ne occuperanno Egitto e Giordania, dove sarà costruito qualcosa di «davvero spettacolare» e di cui l'intera regione «potrà andare fiera», ha dichiarato The Donald, specificando che i costi saranno coperti da «Paesi dal cuore umanitario» e che detengono «grandi ricchezze».
Insomma, il ritorno alla politica isolazionista degli Stati Uniti promessa in campagna elettorale si sta manifestando solo a singhiozzo e sempre in funzione dei personalissimi interessi del presidente e della sua cerchia ristretta. "No" al sostegno finanziario e militare all'Ucraina, ma "Sì" alle ambizioni espansioniste in Canada, Messico, Panama, Groenladia e ora anche nella Striscia di Gaza.
Ambizioni che non implicano la risoluzione del conflitto in Medio Oriente attraverso la comprensione delle sue ragioni profonde, ma attraverso un approccio di tipo "imprenditoriale" che racchiude in sé la necessità di "resettare" la scacchiera, e dunque radere al suolo le poche infrastrutture rimaste e deportare oltre 2 milioni di persone per appunto «creare qualcosa di davvero spettacolare».
Un sogno che rischia di trasformarsi in un incubo, e che il presidente si ostina a perseguire a causa della sua «nostalgia degli anni 70» - come affermano gli analisti -, durante il quale il 78enne si era lanciato a capofitto in progetti di sviluppo a Manhattan, come quello del restauro del Commodor Hotel, di cui l'antico splendore e i dettagli architettonici erano stati soppiantati dal vetro e dal cemento. Un destino che toccherà anche alla Striscia di Gaza?