Orologi svizzeri in difficoltà: la frenata americana fa male all'export

Nel nono mese del 2025, in termini di numero, i segnatempo smerciati hanno presentato una contrazione marcata, pari a 1,1 milioni di pezzi.
BIENNE - Le vendite di orologi svizzeri all'estero hanno subito un calo anche in settembre, sulla scia del crollo osservato negli Stati Uniti.
Stando ai dati diffusi oggi dalla Federazione dell'industria orologiera (FH), nel nono mese del 2025 le esportazioni si sono attestate a 2,0 miliardi di franchi, in diminuzione del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. In termini di numero i segnatempo smerciati hanno presentato una contrazione ancora più marcata, pari al 7,6% (a 1,1 milioni). Sull'arco dei primi nove mesi il bilancio rimane debole: l'export orologiero elvetico è infatti sceso (su base annua) dell'1,2% in valore, attestandosi a 19,0 miliardi.
A livello di singoli mercati e tornando a focalizzare l'attenzione su settembre spicca il tonfo degli Usa (-55,6% a quasi 158 milioni di franchi), che scivolano al terzo posto fra i principali sbocchi del made in Switzerland, superati da Regno Unito (+15,2% a 173 milioni) e Giappone (-7,9% a 158 milioni). Seguono Hong Kong (+20,6% a 156 milioni), Cina continentale (+17,8% a 152 milioni) e Singapore (+8,3% a 133 milioni). Insieme questi sei mercati rappresentano il 47% delle vendite oltre frontiera.
Con accenti diversi, ma quasi sempre in ribasso, si presenta l'andamento delle esportazioni in relazione ai segmenti di prezzo. Gli orologi di meno di 200 franchi hanno mostrato una contrazione del 9,6% in termini di valore, la gamma 200-500 una flessione del 22,7%, il comparto 500-3000 segna +4,2%, mentre per la fascia oltre 3000 franchi si osserva un -3,4%.