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Il momento giusto per... mettersi al centro

"Au Revoir" è, per il rapper ticinese Dose, il brano dell'emancipazione
DOSE
Il momento giusto per... mettersi al centro
"Au Revoir" è, per il rapper ticinese Dose, il brano dell'emancipazione

BELLINZONA - «Un racconto diretto e viscerale che mescola immagini forti, slang e riferimenti personali». Così Dose parla di "Au Revoir", il suo ultimo singolo. Il rapper ticinese, all'anagrafe Devid Nicolò, racconta la scelta di emanciparsi, di chiudere con il passato e con chi ha tradito la fiducia, per concentrarsi solo su sé stessi e sulla propria carriera.

Come già in passato, c'è molta autobiografia nei tuoi brani.
«Sempre. Non è tanto una questione di spinta creativa, quanto di provare a far passare un messaggio, a fare in modo che la mia esperienza possa essere utile a chi ascolta la mia musica. Sia nel rifuggire dalle cose negative che nel potersi ispirare con ciò che sento di aver fatto di buono».

A chi dici "Au Revoir"?
«A tante brutte esperienze, a tante brutte relazioni, a tante brutte cose. È un saluto concreto a quello che è stato autodistruttivo. E mi prendo le mie responsabilità per quelle che sono state le scelte a livello di serate, sostanze, uscite e amicizie. Le ho comunque fatte io. Anche quando una persona ti fa del male, la colpa è sempre tua».

In che modo?
«Ti faccio l'esempio di una relazione sentimentale, o anche solo di amicizia. All'inizio le cose vanno bene ma poi, quando degenerano e ci sono comportamenti che spingono sul mio malessere, allora una buona percentuale della colpa ricade su di me. Perché sono stato io a portare questa persona a comportarsi così nei miei confronti».

È il brano che annuncia l'emancipazione, il concentrarsi sulla carriera. È il momento del tutto per tutto?
«Non proprio, ma nell'ultimo periodo ho visto dei risultati non indifferenti. È il momento delle collaborazioni, che non saranno artistiche ma a un livello, diciamo, di aziende musicali.

La nuova avventura è da indipendente: la vivi come una possibilità o una necessità?
«Ho rifiutato tre contratti editoriali, non faccio i nomi perché non sarebbe giusto. Erano della durata di tre, cinque e un anno e mezzo. L'ho fatto nella convinzione che sarebbe arrivato qualcosa di più mio. Quando è arrivata questa proposta di distribuzione, ho pensato: "Finalmente ci siamo".

In cosa ti sei concentrato, in questa esperienza da auto-produttore?
«Su me stesso. Per la prima volta mi sono concentrato sul farmi piacere ogni singola frase di ogni singolo brano. Ogni cosa è stata inserita pensando a Devid, non a Dose».

Hai però un nuovo manager: quali obiettivi vi state prefiggendo?
«Questa persona mi ha notato, ha voluto "prendermi a carico". Se posso permettermi di dirlo, credo che sia il momento di riscuotere ciò che mi merito. In questo senso: accanto a me c'è finalmente qualcuno che lavora in questo ambiente da 25 anni. Mi ha proprio detto: "Andiamo a prenderci quello che meriti". Questa frase mi ha colpito, ha alzato tantissimo la mia autostima».

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