Bitcoin Pizza Day: la vera storia al Lido di Lugano

Giovedì 22 maggio, nel corso di un’edizione speciale del Satoshi Spritz organizzata al Lido di Lugano, Daniela Brozzoni e Turtlecute hanno raccontato aneddoti inediti dietro la prima, epica transazione in BTC per l’acquisto di un bene fisico - due pizze - avvenuta 15 anni fa.
10 mila Bitcoin, due pizze, una leggenda. Di più: una storia rocambolesca, divenuta nel tempo epica, ripercorsa nell’arco di una serata speciale. Giovedì 22 maggio, nel giorno del Bitcoin Pizza Day, il Lido di Lugano ha ospitato un'edizione del Satoshi Spritz dedicata alla celebrazione della prima, vera transazione commerciale della storia di Bitcoin: l'acquisto di due pizze per 10.000 BTC (che oggi valgono circa un miliardo di dollari americani) da parte di Laszlo Hanyecz. Un fatto avvenuto esattamente 15 anni fa, nel 2010. Ad approfondire questa incredibile vicenda, divenuta negli anni nota anche al pubblico mainstream, arricchendola di aneddoti inediti e dettagli spesso poco noti, sono stati Daniela Brozzoni, sviluppatrice Bitcoin Core, e Turtlecute, analista per Braiins Mining e podcaster del "Priorato del Bitcoin". «Vogliamo raccontarvi i contorni che la gente di solito non conosce di questa storia. Non solo, quindi, le due famose pizze, ma anche tutti quei dettagli che descrivono bene il contesto Bitcoin in quel momento ormai lontano», hanno esordito i due relatori davanti a diverse decine di persone entusiaste di rivivere l’autentica genesi della più famosa e importante valuta digitale della storia.
Da programmatore curioso a pioniere del GPU mining
Daniela Brozzoni, proprio in quest’ottica, ha ricostruito minuziosamente la biografia di Laszlo Hanyecz, focalizzandosi in particolare sui suoi primi passi rintracciabili ex post nel quadro di questa vicenda divenuta, nel tempo, una traccia indelebile nella storia di Bitcoin e anche oltre. «Ha scoperto Bitcoin nel 2010 e la sua prima transazione risale già al 10 aprile di quell’anno, quando ha ricevuto 5 BTC. Qualche giorno dopo, il 14 aprile, si è iscritto al Forum online BitcoinTalk, esplicitando - non essendoci in quel momento un indirizzo rigido in termini di programmazione - di essere interessato a portare Bitcoin su macOS, perché Satoshi Nakamoto - il misterioso inventore di Bitcoin, ndr - sviluppava solo per Windows. Qualche giorno dopo, ha aperto un nuovo topic per chiedere alla community supporto nel testare la sua iniziativa». Tutti dettagli, questi, che descrivono bene lo spirito conviviale e inclusivo del forum nel 2010: «Era un “posto” bellissimo, molto piccolo, in cui regnava un clima familiare e dove qualunque utente poteva tranquillamente conversare con Satoshi Nakamoto su temi filosofici o economici», ha sottolineato con un filo di evidente nostalgia Brozzoni. Fu proprio in questo contesto che un utente chiamato "duck I2P" regalò altri 10 Bitcoin a Laszlo per dargli il benvenuto. Laszlo, però, non si limitò a conversare di programmazione. Il 10 maggio 2010, dodici giorni prima del Pizza Day, propose di iniziare a minare Bitcoin con le GPU - quindi utilizzando le schede grafiche, per maggiore efficienza - invece che con le sole CPU (utilizzando, pertanto, i soli processori). «Satoshi gli disse “no, fermo lì”», ha raccontato Brozzoni. «Si rese conto che non poteva frenare l'efficientamento del mining, ma disse: siamo ancora agli inizi, facciamo in modo che rimanga accessibile a tutti ancora per un po'».
La filosofia libertaria di Satoshi e l'evoluzione del mining
Turtlecute ha approfondito, a sua volta, questo passaggio chiave, anche per far emergere la filosofia dietro la risposta - e l’approccio in generale - di Nakamoto: «Satoshi disse espressamente: “non sono un socialista, chiunque può e deve poter fare quello che vuole nel mondo di Bitcoin. Se è possibile, proviamo ad allentare quindi questa cosa, in modo che tutti possano minare un po' di Bitcoin con la CPU, almeno in questa fase”». Una visione che ha permesso l'evoluzione tecnologica innescatasi da lì in avanti: «Si è iniziato con le CPU, si è passati alle GPU, per un breve periodo sono stati usati gli FPGA, e poi si è passati agli ASIC: computer costruiti ad hoc per minare BTC, il modo più efficiente e veloce per svolgere questo compito». Non un vero e proprio veto, insomma, quello inizialmente posto dall’inventore di Bitcoin, ma un “patto tra gentiluomini”, concretizzatosi in un monito alla cautela, sempre però all’interno di un contesto rispetto al quale Nakamoto si è da subito posto in una condizione di apertura totale all’innovazione tecnologica, proprio per creare un ecosistema che fosse il più competitivo possibile. Ed è proprio grazie a questa visione, cauta ma aperta, che Laszlo Hanyecz riuscì ad accumulare decine di migliaia di Bitcoin: «Laszlo fu una delle prime persone a scrivere un programma per minare con la GPU, molto più efficiente della CPU», ha spiegato Turtlecute, che ha aggiunto: «magari tra una decina d'anni troveremo un modo ancora più efficiente degli ASIC per fare mining».
La vera storia delle pizze: 40.000 Bitcoin in totale
Il 18 maggio 2010, otto giorni dopo il confronto con Satoshi sul GPU mining, Laszlo aprì il famoso topic: «Pagherò 10.000 Bitcoin per 2 pizze». Brozzoni, sulla vicenda, ha rivelato dettagli inediti: «Specificò che avrebbe voluto due pizze grandi, americane, per cena, e poi avere degli avanzi da mangiare in seguito, durante la serata. In quell’occasione parlò anche dei suoi bambini… che adoravano la pizza». Il 21 maggio l’iniziativa non aveva ancora riscosso interesse: «Nessuno mi ha ancora spedito due pizze. Forse sto offrendo pochi BTC. Qualcuno se ne aspetta di più?», chiese Laszlo. Che il giorno successivo, però, pubblicò una foto con i figli e le due pizze: “Sono riuscito a scambiarle per diecimila Bitcoin”. L’agognato obiettivo, finalmente, era stato raggiunto. Ma c'è un dettaglio non di poco conto, raccontato proprio da Daniela Bruzzoni: «Non è stata la pizzeria a prendersi quei BTC, ma un bitcoiner, ringraziato dallo stesso Laszlo», ha precisato la relatrice. Il suo nome? «Jercos, che in un'intervista, rilasciata in seguito, ha anche ammesso di avere speso tutti quei bitcoin - quando valevano qualche centinaio di dollari - per fare un viaggio negli Stati Uniti». Ma la storia non era finita lì. «Il giorno dopo Laszlo continuò a postare, specificando: “ragazzi, comunque non era un'offerta solo per una volta”», ha raccontato Brozzoni. «Così, furono in totale 4 persone a spedirgli 8 pizze e lui spese, complessivamente, 40.000 Bitcoin».
L'ecosistema nascente: il faucet di Gavin Andresen
Per far comprendere lo spirito dell'epoca, Brozzoni ha ricordato un altro episodio emblematico: «Qualche settimana dopo il Pizza Day, si palesò uno sviluppatore, Gavin Andresen, dichiarando quanto segue: “ho creato un faucet, cioè un sito su cui la gente può andare, inserire il proprio indirizzo e in cambio ricevere in regalo 5 Bitcoin”». L'obiettivo era il seguente: «Far sì che Bitcoin avesse successo, invogliando la gente ad utilizzarlo. Spese circa 80.000 BTC, tutti regalati attraverso questa iniziativa alle persone che aderirono. Il primo a commentare questa iniziativa fu proprio Laszlo Hanyecz: “Fantastico”, scrisse».
L'ultimo messaggio di Laszlo Hanyecz e la lezione di privacy
La storia di Laszlo ha poi il suo epilogo. Nel 2014, di fronte alle prese in giro per aver "sprecato" Bitcoin - quando valevano già 300 euro - lui rispose: «Sono felicissimo di aver speso quei soldi in pizza. Io ho minato, ho generato la mia parte e l'ho spesa. Adesso non ho più niente, certo che non mi sarei aspettato di vedere questo prezzo. Però sono felice di aver fatto parte della storia di Bitcoin». Turtlecute ha infine "utilizzato" l'aneddoto per lanciare un monito ai presenti: «Questa persona ha speso 40.000 BTC, ha postato nome, cognome, il suo indirizzo, addirittura la foto del suo volto e quello dei suoi figli. Insomma, ha pubblicato online una marea di informazioni sulla sua vita. E noi volevamo sfruttare questa storia anche per innescare una riflessione ulteriore». Già, perché il destino di Laszlo Hanyecz, dopo il 2014, è emblematico: «Da dieci anni non compare più nella community e non gli piace rilasciare interviste. Ma di fatto, se è vero che da una parte questa storia lo ha reso famoso, dall’altra si è trasformata per lui stesso in un pericolo. Se immaginiamo che sia un fatto pubblico che abbia transato, al cambio odierno, miliardi di dollari, rimane sicuramente un bersaglio sensibile, nel senso che rischia attacchi di malintenzionati. Una cosa interessante che possiamo trarre da questa serata è che la privacy è anche questa. Noi oggi compiamo delle azioni, ma non sappiamo come si evolveranno le cose in futuro. Quando siamo di fronte a processi rivoluzionari con implicazioni per la riservatezza, dobbiamo sempre valutare tutto attentamente, mettendoci la testa. Perché rischiamo, in futuro, di essere tutti dei Laszlo».