Dall’isola silenziosa al fiume sacro


Sulle vie d’acqua tra Padova e Trieste: itinerario tra fiumi, canali e città d’arte (seconda parte)
Sulle vie d’acqua tra Padova e Trieste: itinerario tra fiumi, canali e città d’arte (seconda parte)
JESOLO - La nostra giornata è iniziata sull’Isola di San Servolo, un luogo che porta con sé una storia intensa e complessa. Oggi è un centro culturale e universitario, ma per secoli fu sede monastica e, dal Settecento, ospedale psichiatrico. La visita al Museo del Manicomio è stata un’esperienza toccante: tra registri, strumenti medici, fotografie e ricostruzioni di ambienti si percepisce l’eco di vite spezzate e di sofferenze che qui trovarono rifugio o prigionia. È una memoria difficile, ma preziosa, che restituisce dignità a chi visse dietro quelle mura e ci invita a riflettere sul valore dell’inclusione e della cura.
Camminare tra le sale silenziose, con lo sguardo rivolto verso la laguna, ha reso ancora più forte il contrasto tra la bellezza del paesaggio e la durezza del passato.
Lasciata l’isola, ci siamo imbarcati sul catamarano “Luccio”, che sarebbe stato il nostro compagno d’avventura per le tappe successive. La laguna ci ha accolti con le sue acque calme e i riflessi cangianti, tra canali naturali, barene e campanili che emergono all’orizzonte.
Navigare qui significa entrare in un mondo sospeso, dove l’acqua detta i ritmi e la storia della Serenissima rivive a ogni ansa.
Prima di raggiungere Cavallino, abbiamo fatto tappa a Sant’Erasmo, conosciuta come “l’orto di Venezia”. Quest’isola, meno turistica e più autentica rispetto ad altre della laguna, è un mosaico di campi coltivati, vigneti e canali. Sbarcati dal catamarano, abbiamo preso le biciclette e ci siamo avventurati lungo le strade tranquille che la attraversano. Pedalare qui è un piacere: il paesaggio è aperto, segnato da casolari e orti che da secoli riforniscono Venezia di frutta e verdura, con le celebri castraure (i piccoli carciofi) in testa. L’isola ha un ritmo lento e genuino, che invita a fermarsi, respirare e osservare la laguna da una prospettiva diversa. È stato un momento di calma e scoperta, un piccolo viaggio dentro il viaggio.
Il vento ci spingeva dolcemente verso Cavallino, e la sensazione era quella di muoversi dentro un dipinto fatto di azzurri e verdi, di silenzi interrotti solo dal richiamo degli uccelli acquatici. Ma la laguna sa anche sorprendere. All’improvviso, poco prima di Cavallino, il cielo si è fatto cupo e il vento ha cambiato volto. Un forte temporale ci ha colti in piena navigazione: lampi che squarciavano il cielo, la pioggia battente sul ponte del catamarano, il rumore dei tuoni che sembravano rimbombare sulle acque. Momenti come questi trasformano il viaggio in avventura: la natura impone il suo ritmo e noi diventiamo spettatori della sua forza. Approdammo a Cavallino bagnati ma entusiasti, con quella scarica di adrenalina che solo un imprevisto così grandioso sa regalare.
Dopo l’intensità del temporale, ci siamo rifugiati a Jesolo Lido per la notte. Qui, tra le luci dei locali e la lunga spiaggia che si distende verso l’Adriatico, si respira l’atmosfera della villeggiatura moderna. Jesolo rappresenta il volto più turistico della costa veneta: alberghi, passeggiate, vita notturna. Ma dopo una giornata di navigazione e pioggia, per noi è stata soprattutto una tappa di riposo, un luogo in cui ritrovare calma e prepararci alla nuova tratta del viaggio lungo le acque del Piave.
La mattina successiva abbiamo intrapreso il percorso lungo l’antico tratto del fiume Piave, scorrendo su acque che furono teatro di battaglie e sacrifici durante la Prima Guerra Mondiale. Il “Fiume Sacro alla Patria” porta con sé un carico simbolico che si percepisce ancora forte. Navigarlo significa rileggere pagine di storia, immaginare soldati e ponti distrutti, ma anche ammirare un paesaggio che oggi si presenta sereno, con le rive alberate e le acque che scorrono lente verso il mare. È un fiume che unisce memoria e natura, e ci ha accompagnati con il suo racconto silenzioso.
Proseguendo, abbiamo imboccato la Litoranea Veneta, quell’affascinante rete di canali e vie d’acqua che collegano Venezia a Trieste, costeggiando lagune e valli da pesca. Navigare lungo questa direttrice storica significa ripercorrere le rotte di mercanti, pescatori e viaggiatori che per secoli hanno utilizzato queste acque come arterie vitali.
La Litoranea è un paesaggio in movimento: si alternano tratti silenziosi, dove la natura è padrona, e paesi che si affacciano sull’acqua con i loro campanili e i pescherecci ormeggiati. È un Veneto meno conosciuto, ma di straordinario fascino.
La nostra meta era Caorle, città dal fascino antico con il suo centro storico colorato che ricorda un piccolo borgo veneziano. Qui il mare e la tradizione marinara si intrecciano con la devozione religiosa, visibile nel Duomo e nel caratteristico campanile cilindrico. Passeggiare tra le calli di Caorle è un’esperienza che riporta a un tempo più lento, fatto di pescatori, barche e mercati. Ma la nostra tappa ci ha riservato anche un’altra scoperta speciale: Cà Corniani.
Alle porte di Caorle si trova Cà Corniani, un’antica tenuta agricola che racconta la storia della bonifica e del lavoro della terra. Nel XIX secolo qui si avviò una delle prime grandi opere di recupero delle paludi, trasformando un territorio incolto in una fertile distesa agricola. Oggi la tenuta è un simbolo di come l’ingegno e la tenacia abbiano saputo modellare il paesaggio, creando una comunità agricola viva e produttiva. Visitare Cà Corniani significa entrare in contatto con questa storia, ma anche scoprire un luogo che oggi si rinnova con arte contemporanea, percorsi ciclabili e iniziative culturali.
Questa tappa del nostro viaggio ci ha condotti attraverso emozioni contrastanti: la memoria intensa di San Servolo, l’avventura del temporale, la quiete del Piave e la vivacità di Caorle. Ancora una volta, le vie d’acqua hanno dimostrato di essere molto più che semplici itinerari: sono fili che uniscono storie, paesaggi e persone. E mentre ci lasciamo alle spalle Cà Corniani, lo sguardo si rivolge già alla prossima meta lungo la Litoranea Veneta, con nuove scoperte e avventure in arrivo.
Questa tappa del nostro viaggio ci ha condotti attraverso emozioni contrastanti: la memoria intensa di San Servolo, l’avventura del temporale, la quiete del Piave e la vivacità di Caorle. Ancora una volta, le vie d’acqua hanno dimostrato di essere molto più che semplici itinerari: sono fili che uniscono storie, paesaggi e persone.
E mentre ci lasciamo alle spalle Cà Corniani, lo sguardo si rivolge già alla prossima meta lungo la Litoranea Veneta, con nuove scoperte e avventure in arrivo. Nel prossimo capitolo vi parlerò di Grado e Trieste, tappe finali di questo affascinante percorso tra lagune e mare.
E per chi vorrà unirsi al nostro viaggio futuro, segnate la data: la prossima partenza sarà il 19 settembre 2026.
La prima parte di questo reportage è stata pubblicata il 25 settembre 2025.
Testo a cura di Claudio Rossetti
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