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Dal ghiaccio dal sole: in bici dal Gran San Bernardo a Pavia

Dal silenzio dei passi alla scoperta dei paesaggi italiani: pedalare tra borghi antichi, tradizioni vive e panorami che cambiano a ogni svolta (seconda parte)
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330 chilometri in bici
Dal ghiaccio dal sole: in bici dal Gran San Bernardo a Pavia

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Dal silenzio dei passi alla scoperta dei paesaggi italiani: pedalare tra borghi antichi, tradizioni vive e panorami che cambiano a ogni svolta (seconda parte)

PAVIA - Partire a 2.473 metri di quota, con il termometro che segna -6 °C, non è qualcosa che capita tutti i giorni. Il Colle del Gran San Bernardo, immerso in un paesaggio silenzioso e maestoso, è un punto di partenza speciale per chi sceglie di percorrere in bicicletta il tratto nord-occidentale della storica via che conduce verso Roma. Davanti, oltre 300 chilometri di pedalate attraverso vallate alpine, borghi medievali, pianure coltivate e città d’arte, in un viaggio che è anche un lento passaggio climatico e culturale: dall’inverno alla primavera, dalle montagne innevate alla dolcezza del paesaggio pavese.

La partenza avviene di buon mattino. L’aria frizzante punge il viso, il cielo è terso e la neve scricchiola sotto le ruote tassellate dell’e-bike. La prima parte della discesa è pura adrenalina: curve ampie, gallerie, scorci vertiginosi sulle gole sottostanti. In pochi chilometri si perdono centinaia di metri di dislivello, lasciandosi alle spalle il mondo dell’alta quota per ritrovare, poco a poco, la vegetazione e i primi villaggi alpini.

Arrivando nella piana di Aosta, il paesaggio si apre: i vigneti terrazzati, i castelli sulle alture, i campanili affilati che svettano contro il cielo. Aosta merita una sosta: fondata dai Romani come Augusta Praetoria, conserva ancora il suo impianto urbanistico perfettamente leggibile, con la Porta Praetoria, l’Arco d’Augusto e il teatro romano. A pochi passi, la Cattedrale e la Collegiata di Sant’Orso raccontano il Medioevo valdostano. La città è vivace ma tranquilla, perfetta per un pranzo leggero prima di ripartire lungo la ciclabile che segue la Dora Baltea.

Proseguendo verso sud, la valle si restringe: i versanti diventano più ripidi e il fiume scorre impetuoso. Qui si incontra Bard, uno dei passaggi storicamente più importanti dell’arco alpino. La Fortezza di Bard, perfettamente conservata e oggi sede del polo museale regionale, domina il fondovalle con la sua massa compatta. Nei secoli è stata un punto strategico conteso da eserciti e pellegrini: chi passava da qui non poteva ignorarla.

Attraversare il borgo in bicicletta, con le sue viuzze acciottolate e il profilo della fortezza sullo sfondo, è come fare un salto nel tempo. Un buon caffè o una sosta panoramica sul ponte pedonale permettono di apprezzare la valle da un punto privilegiato, prima di continuare la discesa verso il Piemonte.

Superata la valle centrale, il paesaggio cambia gradualmente: meno pareti verticali, più colline, vigneti e frutteti. Ivrea, posta in posizione strategica lungo la Dora Baltea, accoglie i viaggiatori con un centro storico raccolto e ricco di fascino.

Da non perdere il Castello di Ivrea, costruito nel Trecento da Amedeo VI di Savoia: tre torri rosse, mura possenti e una vista spettacolare sul fiume e sulle colline moreniche. Poco più sotto, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la cripta romanica e la facciata neoclassica, testimonia oltre 1.500 anni di storia. Ma Ivrea non è solo medioevo: nel Novecento fu la capitale della Olivetti, laboratorio di architettura, industria e innovazione sociale. Gli edifici razionalisti progettati da Figini, Pollini e Ridolfi sono oggi riconosciuti come Patrimonio Mondiale UNESCO, e rappresentano un’esperienza unica per chi ama scoprire luoghi dove il lavoro e la cultura hanno cambiato un territorio.

Lasciata Ivrea, la Dora Baltea si allontana e la strada diventa pianeggiante. Si entra nel cuore della pianura piemontese, dove la Via Francigena attraversa paesaggi di campagna, canali irrigui e risaie che, in primavera, si trasformano in specchi d’acqua riflettenti il cielo.

La città di Vercelli è una vera sorpresa: la Basilica di Sant’Andrea, fondata nel 1219, è uno dei capolavori gotici più importanti d’Italia, con la sua facciata bicroma e il chiostro silenzioso. Il Duomo di Sant’Eusebio, la piazza Cavour e il reticolo di vie porticate raccontano una città che fu crocevia di pellegrini, studiosi e mercanti.

Pedalare tra le risaie è un’esperienza sensoriale: il profumo dell’acqua e della terra, il canto degli uccelli migratori, la luce che cambia di continuo. Dopo i paesaggi montani, è come entrare in un altro mondo, più lento e orizzontale.

L’ultima parte del viaggio attraversa la Lomellina, un territorio di borghi agricoli e piccoli centri storici, fino ad arrivare a Pavia, sulle rive del Ticino. La temperatura, nel frattempo, è salita: dai -6 °C della partenza ai 20 °C dell’arrivo, con l’aria tiepida di una giornata primaverile.

Pavia accoglie i viaggiatori con il suo Ponte Coperto, il castello visconteo, la basilica di San Michele e il Duomo con la cupola imponente. Le vie del centro, animate da studenti e ciclisti, sono perfette per una passeggiata di fine giornata.

Sedersi in un caffè in Piazza della Vittoria, guardando il sole calare dietro i tetti, è il modo migliore per chiudere questo itinerario: un percorso che in pochi giorni attraversa stagioni, paesaggi e secoli di storia, dimostrando quanto il viaggio lento, in bicicletta, sappia raccontare l’Italia meglio di qualsiasi altra cosa.

Nel 2026 riprenderanno le nuove avventure verso Roma: una pedalata tra storia e sapori che non vedo l’ora di condividere con voi. Seguitemi!

Testo a cura di Claudio Rossetti


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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