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Camminare attraverso la Svizzera: da Stockalper alla Francigena

Tra storia, sapori e sentieri alpini, alla scoperta della città che fu crocevia del commercio e visione di un uomo straordinario (terza e ultima parte)
Foto di CR e RR
Piano, piano... a piedi
Camminare attraverso la Svizzera: da Stockalper alla Francigena

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Tra storia, sapori e sentieri alpini, alla scoperta della città che fu crocevia del commercio e visione di un uomo straordinario (terza e ultima parte)

BRIGA - La Svizzera è un crocevia naturale: valli che si aprono verso quattro punti cardinali, passi storici che hanno messo in dialogo popoli e culture, monasteri e città mercantili nate ai margini di strade percorse per secoli. Non stupisce che qui si intreccino alcuni tra i cammini spirituali e “tematici” più affascinanti d’Europa. Tra questi spiccano la Via Francigena e il Cammino di San Giacomo (Via Jacobi), cui si affianca un itinerario meno noto ma magnetico, la via di Stockalper sul Sempione. Ecco storia, geografie e suggestioni di tre percorsi che raccontano, ciascuno a modo suo, l’arte di viaggiare a passo d’uomo.

La Francigena nacque come itinerario “ufficiale” dell’arcivescovo Sigerico di Canterbury, che nel 990 annotò le tappe del viaggio di ritorno dall’intronizzazione a Roma. Oggi è un grande corridoio culturale europeo, riconosciuto dal Consiglio d’Europa, che dall’Inghilterra scende in Francia, attraversa la Svizzera e valica in Italia verso la Città Eterna. In territorio elvetico entra dal Giura, alla frontiera di Jougne/Sainte-Croix, e lo percorre in 13 tappe fino al valico del Gran San Bernardo, segnato da una segnaletica dedicata (anche come “Route 70” della rete SvizzeraMobility).

Il tratto svizzero è una piccola “antologia” di paesaggi: i boschi e i balconi agricoli del Giura, le acque del Lemano tra Yverdon, Lavaux e Losanna, i castelli di Aigle e Saint-Maurice, quindi la valle del Rodano che si stringe in gole e tornanti verso Orsières e Bourg-Saint-Pierre. Il Gran San Bernardo, con i suoi 2’473 metri, è il punto più alto dell’intera Francigena: qui i campanacci degli storici cani e il lago d’alta quota annunciano il confine italiano e la discesa in Valle d’Aosta. Il simbolismo del valico – porta spirituale e meteorologica – è fortissimo: si entra in un altro mondo a ogni passo.

Più che un “sentiero unico”, la Francigena è un filo che cuce tra loro memorie e servizi moderni. Dalla cattedrale di Losanna agli ospizi alpini, dalle vigne a terrazza di Lavaux ai bianchi oratori di montagna, il pellegrino si muove tra infrastrutture ben tenute e antiche tracce. L’itinerario svizzero si apprezza in primavera-estate e in autunno; il valico del Gran San Bernardo, invece, è normalmente percorribile a piedi da giugno a ottobre.

La “via svizzera” verso Santiago corre lungo il piede settentrionale delle Alpi, da Rorschach sul Lago di Costanza fino a Ginevra: è la Via Jacobi, ben segnalata come Route 4. Lunga circa 440 chilometri, riassume la varietà culturale del Paese e offre un’esperienza che può essere devozionale o semplicemente contemplativa. A oriente si passa per San Gallo; poi i ponti e i selciati storici introducono a Rapperswil, dove il cammino attraversa il Lago di Zurigo sul suggestivo Passerella di legno Rapperswil-Hurden (ricostruita nel 2001) prima di salire all’abbazia benedettina di Einsiedeln, il principale santuario mariano della Confederazione. Più a ovest si toccano il Brünig e l’altopiano bernese, Friburgo e i villaggi bilingui del canton Vaud, fino alla porta di Ginevra. Da qui il pellegrinaggio prosegue in Francia sulla Via Gebennensis (GR65) verso Le Puy-en-Velay, dove si innesta nella storica Via Podiensis.

Camminare la Via Jacobi significa attraversare chiese, cappelle e ospizi nati per l’accoglienza dei Jakobspilger. Il ritmo è dolce ma non banale: i tratti lacustri si alternano a boschi, passi e terrazzi agricoli; l’itinerario è suddiviso in numerose tappe brevi e ben collegate al trasporto pubblico, qualità che consente percorsi “modulari” di pochi giorni o di intere settimane. In ogni caso, l’impronta è quella del dialogo: tra lingue, paesaggi, confessioni, con l’orizzonte di Santiago come stella polare.

Se Francigena e Giacobeo sono figlie del Medioevo cristiano, la via di Stockalper racconta la modernità mercantile del Seicento. Kaspar Jodok von Stockalper (1609-1691), imprenditore e politico di Briga, trasformò il Sempione in un’arteria economica: più di 300 anni fa fece tracciare e ampliare una mulattiera attrezzata, collegando il Vallese con Domodossola in Italia e costruendo un sistema di magazzini, torri e diritti di transito che lo resero potentissimo nel suo cantone e oltre. Oggi quel percorso è rinato come Stockalperweg (o ViaStockalper), un itinerario culturale segnato che dal palazzo barocco di Briga sale al passo e scende tra gole e villaggi walser fino a Gondo e, per chi prosegue, a Domodossola.

La via si percorre in tre o sei giorni, secondo che ci si fermi a Gondo o si continui fino in Piemonte. È un cammino di contrasti: dai lariceti e pascoli dell’altopiano del Sempione alle incisioni nella roccia e alle strade selciate, dal silenzio dei valloni all’eco della “strada napoleonica”, costruita tra il 1801 e il 1805 per rendere carrozzabile il valico. Napoleone ordinò anche l’edificazione del grande Ospizio del Sempione (decreto del 1801), affidato ai Canonici del Gran San Bernardo e considerato il più grande ospizio di passo delle Alpi: un’icona architettonica e un presidio di ospitalità che ancora oggi accoglie viandanti e gruppi.

Il racconto materiale della via è sempre punteggiato da segni di potere: a Briga il Palazzo Stockalper – con le tre torri cupolate che evocano i Re Magi – testimonia l’ambizione del suo ideatore; nelle Gole di Gondo si leggono invece il lavoro e il rischio del transito alpino, tra fortificazioni, antiche caserme e tracce di miniere. Dal punto di vista paesaggistico, la tappa dal Passo a Gondo è una piccola epopea: le praterie alte, i terrazzamenti, i villaggi come Egga e Simplon Dorf, i resti della mulattiera e le memorie militari si ricompongono in un quadro coerente e sorprendentemente integro. Da oltre trent’anni, grazie al progetto di valorizzazione avviato nel 1991, la ViaStockalper è tornata a essere una “scuola a cielo aperto” di geografia alpina, economia e ospitalità.

Che cosa distingue questi percorsi – e perché sceglierli proprio in Svizzera? La Francigena offre il grande arco della storia europea, dal latino dei diplomi ecclesiastici al francoprovenzale di valli e città; la Via Jacobi restituisce la pluralità elvetica in forma di camino graduale, tra abbazie e ponti che sembrano posati sull’acqua; la via di Stockalper mette in scena il “teatro dell’Alpe” dove commercio e devozione s’incontrano nei luoghi dell’accoglienza, dagli ospizi ai palazzi. Tutti e tre condividono una qualità rara: l’infrastruttura curata – segnaletica chiara, collegamenti pubblici, ospitalità – senza mai perdere la dimensione contemplativa del camminare.

Per chi desidera partire, una bussola pratica: in estate-inizio autunno i tratti d’alta quota (Gran San Bernardo e Sempione) danno il meglio e sono più accessibili; in primavera e autunno inoltrato, i tratti lacustri e collinari della Jacobi tra Costanza, Zurigo, Friburgo e il Lemano sono ideali. Chi cerca un’esperienza simbolica potente punterà al valico del Gran San Bernardo sulla Francigena; chi preferisce un itinerario modulare e culturalmente densissimo amerà la Jacobi; chi vuole un cammino “tematico” tra storia dei traffici e architetture d’accoglienza si innamorerà della ViaStockalper.

In ogni caso, la Svizzera dimostra che il pellegrinaggio – religioso o laico che sia – non è solo una linea sulla carta, ma un modo di leggere il paesaggio: un alfabeto antico che, passo dopo passo, continua a parlare al presente.

I precedenti articoli di questo reportage sono stati pubblicati lo scorso 1. e 11 agosto 2025.

Avete voglia di seguirmi sulla Via Francigena: allora partite con me il 4 ottobre, in sella da una e-bike. dal Gran San Bernardo a Roma!

Testo a cura di Claudio Rossetti


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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