Frontalieri bloccati tra cantieri, vacanzieri e disinteresse

Ogni mattina, quando il sole sta appena sorgendo sulle province di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, migliaia di automobili si mettono in moto verso nord. Sono i frontalieri italiani, lavoratori che ogni giorno (o quasi) attraversano il confine per raggiungere la Svizzera, principalmente il Canton Ticino. Ma quello che una volta era un percorso di routine, oggi è diventato un’odissea quotidiana.
Le cause? Un mix esplosivo di cantieri infiniti, assenza di alternative valide e, come se non bastasse, l’arrivo in questo periodo dei vacanzieri che contribuiscono a intasare ulteriormente
strade e valichi.
Il report dell’USTRA
Secondo il Rapporto sulla viabilità 2024 dell’Ufficio federale delle strade (USTRA), nel 2023 sono state registrate 55.569 ore complessive di coda, con un aumento del 13,9% rispetto all’anno precedente. A pesare maggiormente sul traffico sono i sovraccarichi, responsabili dell’87% degli ingorghi. I cantieri incidono per il 4%, ma anche piccoli eventi imprevedibili come incidenti, veicoli in panne o l’effetto fisarmonica contribuiscono a generare rallentamenti improvvisi e lunghe code. Le regioni più colpite sono quelle caratterizzate da un’intensa
mobilità pendolare, come i principali assi d’ingresso da e verso l’Italia, da cui transitano quotidianamente decine di migliaia di frontalieri.
Un traffico da incubo
Negli ultimi mesi, la situazione è peggiorata in maniera visibile: il tratto autostradale A9, che collega Como a Milano e rappresenta un’arteria essenziale per i frontalieri che da Chiasso si dirigono verso l’interno della Lombardia, è stato interessato da lunghi e complessi lavori infrastrutturali. Il cantiere, che riguarda la manutenzione delle gallerie e l’ammodernamento delle barriere fonoassorbenti, ha ridotto le carreggiate, causando rallentamenti ormai cronici.
La Svizzera, preoccupata per il possibile collasso della viabilità al confine, ha sollevato più volte il problema. Deputati ticinesi hanno chiesto un incontro urgente con ANAS e le autorità
italiane. La questione è stata discussa anche a livello federale, dove si teme che la situazione possa degenerare con l’inizio delle ferie estive e l’aumento dei flussi turistici.
A peggiorare il quadro ci pensano gli incidenti stradali. A fine maggio, un sinistro tra Bissone e Grancia ha paralizzato l’A2, con ripercussioni che si sono sentite fino a Chiasso e oltre.
Un solo evento basta quindi a mandare in tilt l’intero sistema, e non è raro che le code raggiungano i 10 o 15 chilometri già alle 6 del mattino.
Quando il treno non basta
Una delle soluzioni più citate è l’uso del trasporto pubblico, in particolare dei treni. Ma qui emergono altri problemi. Non tutte le aree sono ben servite dalle ferrovie, e chi vive in paesi
dell’entroterra lombardo è costretto comunque a usare l’auto per arrivare alla stazione. Inoltre, le coincidenze sono spesso scomode, i treni sovraffollati e le linee transfrontaliere non sempre efficienti.
Bus e telecamere: le (poche) risposte istituzionali
Lo scorso anno era stato firmato un accordo storico tra Italia e Svizzera per permettere agli autobus italiani di superare il confine con tratte dirette, superando le rigide regole sul cabotaggio. Tuttavia, l’implementazione pratica procede a rilento: mancano mezzi, organizzazione e, in alcuni casi, la volontà politica di investire in modo serio nel trasporto pubblico transfrontaliero.
Nel frattempo, alcuni Comuni cercano di contenere il caos con soluzioni locali. A Lavena Ponte Tresa, per esempio, sono state installate telecamere per sanzionare chi tenta di saltare le code entrando nelle corsie preferenziali riservate agli autobus. Un segnale di ordine, ma che rischia di essere una goccia nel mare del disagio.
Numeri che parlano chiaro
Secondo i dati ufficiali, sono oltre 78.000 i frontalieri italiani che ogni giorno lavorano in Svizzera partendo da Lombardia e Piemonte. E a questi si aggiunge in questo periodo un flusso vacanziero che, nei mesi estivi, può addirittura far raddoppiare i volumi di traffico sulle principali arterie.
Il traforo del San Gottardo, solo nel 2023, ha visto transitare oltre 6,8 milioni di veicoli, tra cui più di 640.000 camion. L’infrastruttura è al limite, e ogni ostacolo – un cantiere, un tamponamento, una deviazione – ha effetti a catena sull’intero sistema viario.
Oltre il disagio: un danno economico e sociale
I disagi non si fermano al nervosismo mattutino o alla stanchezza serale. Molti lavoratori raccontano di iniziare il turno già stanchi, di essere costretti a tagliare ore di riposo o tempo con la famiglia. Alcuni valutano perfino di cambiare lavoro, pur di evitare il pendolarismo. Per le aziende svizzere, questo significa meno puntualità, meno produttività e maggiore turnover del personale. Per le famiglie italiane, significa meno qualità della vita e più spese – carburante, manutenzione, stress.
Cosa servirebbe davvero
Le soluzioni esistono, ma richiedono volontà politica e coordinamento transfrontaliero. Tra le proposte più sensate:
- sospensione dei cantieri nelle fasce orarie di maggiore afflusso;
- investimenti rapidi e concreti sul trasporto pubblico oltreconfine;
- incentivi al carpooling e all’uso di navette aziendali;
- comunicazione chiara in tempo reale su traffico e incidenti;
- un tavolo tecnico permanente tra ANAS, USTRA, regioni e Cantoni.
Conclusione
In un contesto in cui traffico, stanchezza e ritardi rendono ogni giornata un percorso a ostacoli, semplificare almeno il cambio dello stipendio può fare la differenza. Con CambiaValute.ch puoi convertire i tuoi franchi in euro in pochi clic, senza code, senza spese impreviste, con un servizio 100% digitale e trasparente. Approfitta ora della promozione
per nuovi utenti e ricevi 25 Euro dopo il tuo primo cambio.
Link utili:
Ricevi 25 Euro con il tuo primo cambio: CambiaValute.ch, il miglior cambio Franco Euro
Frontalieri: 5 errori da evitare quando cambi il tuo stipendio in Euro
Sito Web: https://cambiavalute.ch