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L’idrovia Locarno-Milano-Venezia: tra storia e sogni d’acqua

Intervista a Niccolò Salvioni, presidente dell’Associazione Locarno-Milano-Venezia
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Panperduto e i Navigli
L’idrovia Locarno-Milano-Venezia: tra storia e sogni d’acqua

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Intervista a Niccolò Salvioni, presidente dell’Associazione Locarno-Milano-Venezia

MILANO - L’idrovia Locarno-Milano-Venezia rappresenta uno dei più affascinanti itinerari d’acqua europei: un corridoio lento che collega Svizzera e Italia, congiungendo Lago Maggiore, Ticino, Navigli milanesi, fiume Po e Laguna di Venezia. Un sogno nato nel Medioevo, quando Milano con il Naviglio Grande, scavato nel XII secolo, iniziò a collegarsi via acqua con i territori circostanti. Serviva a trasportare marmo, legname, sabbia e merci fino al cuore urbano lombardo. Nel corso del Rinascimento, i Visconti e poi gli Sforza consolidarono il sistema dei Navigli, rendendo la rete un’infrastruttura strategica di trasporto che collegava Milano perfino a Venezia, capitale della Serenissima.

Con la rivoluzione industriale crebbe il desiderio di perfezionare l’idrovia come arteria commerciale, ma nel Novecento, con l’avvento del trasporto ferroviario e stradale, la navigazione perse centralità. Tuttavia nei decenni più recenti un nuovo interesse, legato al turismo culturale e sostenibile, ha riportato alla ribalta questa “spina dorsale liquida” tra paesaggi, natura, ingegneria idraulica e patrimonio UNESCO. Nascono così progetti europei come Interreg Slowmove e Transidro, coordinati dall’Associazione Locarno-Milano-Venezia, che mira a riattivare infrastrutture (conche, attracchi, porti fluviali), creare Info-Point, promuovere eventi e viaggi che facciano conoscere il percorso.

Secondo il presidente dell’Associazione, Niccolò Salvioni, «l’idrovia è una via di collegamento culturale prima ancora che logistica: collega nazioni, regioni, comunità. Il nostro intento è valorizzare una storia comune e un futuro turistico basato sulla lentezza, l’ambiente e l’esperienza».

Un esempio di nodo strategico nella riqualificazione moderna è il sito di Panperduto, sull’ansa lombarda del Ticino. Qui, nel XIX secolo, venne edificata un’imponente diga (inaugurata nel 1884) che divide le acque del fiume verso il Canale Industriale, il Canale Villoresi e il Naviglio, dando vita a un sistema idraulico complesso che ancora oggi alimenta agricoltura, energia e paesaggio. Oggi Panperduto è un suggestivo museo dell’acqua a cielo aperto, arricchito da percorsi naturalistici, conca di navigazione, installazioni multimediali e spazi recuperati anche grazie all’Expo 2015. «Panperduto è un simbolo della nostra idrovia», afferma Salvioni, «perché unisce genialità ingegneristica, acqua, cultura e paesaggio. Riattivare la conca e renderla visitabile significa restituire identità al territorio».

Accanto alle infrastrutture, un ruolo cruciale lo giocano le iniziative turistiche che fanno rivivere la navigazione storica. Tra queste spicca il viaggio organizzato dalla ticinese Viaggi Rossetti, denominato Locarno-Milano-Venezia sulle vie d’acqua, con partenza fissata al 15 agosto 2026. Il tour, della durata di nove giorni, conduce i partecipanti alla riscoperta dell’antico percorso d’acqua: si parte da Locarno, si attraversa il Lago Maggiore con tappa alle Isole Borromee, si scende fino a Sesto Calende per poi approdare a Panperduto; da lì, lungo il Naviglio Grande, si raggiunge Milano, quindi si pedala o si naviga sul Naviglio Pavese per arrivare a Pavia. Si prosegue poi lungo il Ticino e il Po toccando Cremona, Boretto, Mantova, Ferrara, fino al fascino del Delta del Po e al trionfale ingresso a Venezia, di fronte a Piazza San Marco.

«Viaggi come quello di Rossetti sono fondamentali», sottolinea Salvioni, «perché trasformano i passeggeri in testimoni del valore dell’idrovia. Chi percorre fisicamente la via d’acqua diventa ambasciatore del territorio». Lungo il tragitto, ogni giorno si alternano visite culturali, momenti di navigazione, tappe gastronomiche e percorsi naturalistici; un mix che unisce svago, scoperta e consapevolezza ambientale.

Per sostenere iniziative simili, l’Associazione Locarno-Milano-Venezia partecipa da anni a programmi Interreg, che – come spiega Salvioni – «finanziano progetti concreti come la riapertura delle conche, la realizzazione di porti fluviali e il coordinamento fra enti locali, ma soprattutto permettono la creazione di reti tra operatori turistici, musei, consorzi e amministrazioni».

Lungo i suoi oltre seicento chilometri, l’idrovia attraversa ambienti diversissimi: dalla cornice alpina del Ticino alle risaie lombarde, dai vigneti emiliani al grande Po, dalla natura del delta al fascino eterno di Venezia. Un percorso in cui l’acqua diventa metafora di continuità tra passato e futuro. Oggi l’obiettivo è trasformare questo reticolo liquido in un motore di sviluppo turistico di qualità, lento e sostenibile. «L’idrovia», conclude Salvioni, «non è soltanto un percorso, ma un modo di viaggiare. È un invito a conoscere i territori seguendo il ritmo dell’acqua, riappropriandosi di un patrimonio inestimabile che rischiava di essere dimenticato».

Grazie a una nuova sensibilità ambientale, al coinvolgimento di istituzioni, associazioni e operatori privati come Viaggi Rossetti, la Locarno-Milano-Venezia può tornare a essere un corridoio blu tra Alpi e Adriatico: un’esperienza unica, lenta, emozionante, che unisce storia, cultura, persone e paesaggi in un’unica, coinvolgente narrazione d’acqua.

Testo a cura di Claudio Rossetti


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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