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Svizzera in frenata: tra dazi Usa, crescita al palo e Franco troppo forte

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Svizzera in frenata: tra dazi Usa, crescita al palo e Franco troppo forte

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La Svizzera, da sempre percepita come un’isola di stabilità economica nel cuore dell’Europa, si trova oggi a navigare in acque più agitate del previsto. I segnali di rallentamento si moltiplicano, con una crescita fiacca, un franco svizzero che si rafforza a dispetto dei tassi in calo e un contesto internazionale sempre più ostile. Anche Goldman Sachs ha suonato il campanello d’allarme: per l’economia elvetica, il 2025 potrebbe segnare una svolta meno favorevole di quanto previsto.

Una crescita al rallentatore

Il primo segnale negativo è arrivato dai dati sul PIL relativi al secondo trimestre: secondo la stima flash della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), l’economia elvetica ha registrato una crescita dello 0,1% tra aprile e giugno. Un valore che, sebbene leggermente migliore della contrazione prevista da alcuni economisti, segna un deciso rallentamento rispetto al primo trimestre dell’anno, in cui le esportazioni farmaceutiche avevano dato slancio all’economia in vista di possibili dazi statunitensi.

La debolezza è evidente: il comparto industriale, secondo SECO, ha segnato una performance negativa, compensata solo in parte dalla tenuta dei servizi. E il peggio potrebbe ancora arrivare.

L’effetto Trump: dazi e incertezza

A pesare sul futuro prossimo della Svizzera c’è infatti l’improvvisa escalation della diatriba commerciale con gli Stati Uniti. All’inizio di agosto, l’amministrazione Trump ha introdotto un dazio del 39% su una vasta gamma di prodotti svizzeri, un livello mai visto nei confronti di un paese sviluppato. Sebbene alcune esportazioni chiave – come quelle farmaceutiche – siano rimaste escluse, la misura colpisce comunque circa il 35–40% del totale delle esportazioni verso gli Usa.

La mossa ha sorpreso Berna e ha provocato anche malumori interni, con critiche rivolte alla presidente Karin Keller-Sutter per la gestione dei negoziati. Nel frattempo, le imprese rossocrociate si ritrovano in un clima di incertezza: molti esportatori hanno anticipato le spedizioni nel primo trimestre per evitare l’impatto dei dazi, ma ora si teme una contrazione della domanda e un freno agli investimenti aziendali.

Le previsioni di Goldman Sachs: “Crescita più debole, tassi sottozero”

È in questo contesto che Goldman Sachs ha rivisto le sue stime sull’economia elvetica. Gli economisti della banca americana ora si aspettano:

    • Una crescita del PIL dello 0,7% nel 2025, e dell’1,0% nel 2026 – entrambe revisioni al ribasso
    • Un possibile taglio dei tassi della Banca Nazionale Svizzera (BNS) a –0,25% già a settembre, vista la combinazione di crescita debole, inflazione quasi assente (0,2% stimato per l’anno) e pressioni commerciali esterne.

Anche BNP Paribas ha poi avvertito che i dazi potrebbero “mangiare” fino a un intero punto percentuale di PIL entro la fine del prossimo anno, tra effetti diretti e indiretti.

Franco, sempre più bene rifugio (ma zavorra per l’economia elvetica)

A rendere ancora più complicata la situazione è la forza del Franco svizzero, che ha continuato ad apprezzarsi nel corso dell’anno, spinto dalla sua reputazione di valuta rifugio in tempi di incertezza globale. E questo nonostante il taglio dei tassi a zero da parte della BNS a giugno.

Link utili:

Per molti analisti, incluso Goldman Sachs, è difficile che la Banca nazionale riesca a indebolire significativamente il franco, anche spingendo i tassi in territorio negativo. JP Morgan e Morgan Stanley sono sulla stessa linea: il franco rimarrà forte, attirando capitali in fuga da aree turbolente ma penalizzando le esportazioni e comprimendo i margini delle aziende svizzere.

Uno scenario fragile

Sommando tutti questi fattori – dazi, crescita debole, franco forte, investimenti in calo e inflazione vicina allo zero – lo scenario che si profila per la Svizzera nella seconda metà del 2025 è quello di una “recessione breve e lieve”, per usare le parole degli analisti. Ma anche in uno scenario ottimistico, è evidente che il paese dovrà affrontare un riposizionamento strutturale nel suo modello di crescita, sempre più esposto alle dinamiche globali.

Il prossimo appuntamento chiave sarà il 28 agosto, quando la SECO pubblicherà i dati completi sul PIL del secondo trimestre. Fino ad allora, resteranno le domande: quanto durerà questo rallentamento? E cosa potrà davvero fare la Banca nazionale svizzera per invertire la rotta? In ballo c’è anche il lavoro di migliaia di frontalieri, dalle prospettive cupe soprattutto per quanti lavorano in aziende che esportano prodotti negli Usa.


Questo articolo è stato realizzato da CambiaValute.ch, non fa parte del contenuto redazionale.
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