Frontalieri: il Ticino apre i registri dati all’Italia


L'evento ha dell'epocale. Al termine del primo trimestre 2025, il Canton Ticino ha recentemente trasmesso alle autorità italiane informazioni su circa 21mila lavoratori italiani attivi nel territorio elvetico. Di questi, 10.167 sono stati classificati come “nuovi frontalieri” secondo i criteri del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera. Gli altri circa 11mila, pur lavorando in Ticino, non rientrano invece tecnicamente nella categoria dei frontalieri per via della residenza o delle modalità di spostamento. Per la prima volta, dunque, l’Italia non riceve solo statistiche aggregate, ma dettagli nominativi sui cittadini impiegati oltre confine.
Numeri da interpretare con cautela
Attenzione però a non farsi trarre in inganno dalla cifra dei 10’167 nuovi casi, come fa notare il sito tvsvizzera.it, che cita il caso di un singolo individuo con due impieghi che risulterebbe come due casi distinti. Inoltre, la cifra include anche lavoratori a contratto breve e professionisti temporanei, che non rientrano nella definizione classica di frontaliere, come per esempio quanti risultano impiegati per pochi mesi o addirittura settimane, senza "permesso G".
Chi sono i nuovi “quasi frontalieri”
Una parte degli oltre 10mila casi, inoltre, riguarda lavoratori che, pur vivendo in Italia, non rientrano ogni giorno al domicilio o risiedono oltre i 20 km dal confine, elemento richiesto per la vecchia definizione di frontaliere. Il nuovo accordo ha infatti allargato l’elenco dei comuni italiani considerati di frontiera, includendo per esempio aree delle province di Sondrio, Monza e Brianza. E questo ha permesso di classificare alcuni di questi lavoratori come frontalieri a tutti gli effetti.
Quanti sono davvero i “nuovi” frontalieri?
Il numero reale di nuovi frontalieri resta quindi incerto. Una stima prudente - riporta tvsvizzera.it, che cita il direttore della Divisione delle contribuzioni - potrebbe essere che circa metà dei 10mila casi siano lavoratori effettivamente nuovi. In questo scenario, si tratterebbe quindi di circa 5mila ingressi netti nel periodo considerato. Un numero coerente con l’evoluzione storica: infatti, tra fine 2022 e fine 2024 il numero complessivo di frontalieri è cresciuto di meno di mille unità, passando da 77.739 a 78.683.
Nessun effetto frenante del nuovo accordo
Il nuovo accordo fiscale, che prevede per i nuovi frontalieri la tassazione del reddito in Italia (dove le imposte sono generalmente più alte), non sembra comunque aver più di tanto scoraggiato l’arrivo di lavoratori italiani in Ticino, a detta del sindacato italiano UIL-Frontalieri, che cita come ragione il differenziale salariale tra Italia e Svizzera che continua a rendere l’occupazione oltre confine estremamente attrattiva, anche con una pressione fiscale più alta.
Un bilancio positivo per il Ticino
Dal punto di vista finanziario, l’accordo sta già comunque producendo benefici per le casse ticinesi. La massa salariale generata dai nuovi frontalieri ammonta a circa 227 milioni di franchi, da cui deriva un gettito fiscale di circa 13 milioni. Gli altri 11mila lavoratori, non considerati frontalieri nel senso tecnico, generano 420 milioni di massa salariale e 40 milioni di imposte. In totale, si parla di circa 53 milioni di franchi di entrate, a cui vanno aggiunti i proventi dai frontalieri “storici”.
In sintesi
L’invio dei dati da parte del Canton Ticino rappresenta una svolta storica nei rapporti fiscali transfrontalieri. I numeri, sebbene imponenti, vanno letti con attenzione e nel contesto delle nuove regole introdotte. Il mercato del lavoro ticinese non ha subito contraccolpi, mentre il Cantone beneficia di un gettito stabile e strutturato. L’equilibrio tra attrattività economica e cooperazione fiscale sembra, almeno per ora, tenere.
Conclusione
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