Ticino, stretta sul RENT TO RENT: tra tutela dei locatori e libertà economica

Il Cantone prepara una nuova legge per regolamentare la sublocazione e gli affitti brevi. Ma il dibattito si accende: fino a che punto la libertà economica può essere limitata?
Il Canton Ticino si prepara a introdurre una nuova normativa sul RENT TO RENT, un modello di business sempre più diffuso nel settore immobiliare e turistico. Il principio è semplice: una persona o una società prende in locazione un appartamento da un proprietario e, con il suo consenso, lo subloca a terzi, spesso per periodi brevi e attraverso piattaforme come Airbnb o Booking.
Il sistema, nato per valorizzare immobili sfitti e offrire flessibilità a turisti e lavoratori temporanei, è divenuto negli ultimi anni una leva economica potente, capace di generare redditi aggiuntivi e favorire la rigenerazione urbana. Tuttavia, secondo le autorità cantonali, proprio questa crescita incontrollata avrebbe dato vita a pratiche al limite della legalità, trasformando un meccanismo lecito in un potenziale abuso.
Il rischio principale risiede nel fatto che, in assenza di una regolamentazione chiara, alcune società stipulano contratti di locazione “a nome proprio” per poi gestire decine di appartamenti a fini commerciali, senza essere titolari di un’autorizzazione fiduciaria o di licenze turistiche specifiche. In questi casi, la sublocazione rischia di confondersi con un’attività immobiliare professionale esercitata senza controllo, sottraendosi alle regole fiscali, di sicurezza e di trasparenza.
È proprio per questo che il Ticino sta valutando una stretta normativa, volta a subordinare il rent to rent a un sistema di autorizzazioni cantonali o registrazioni obbligatorie, analoghe a quelle previste per i fiduciari immobiliari. Lo scopo sarebbe quello di garantire maggiore protezione ai locatori e impedire la diffusione di sublocazioni abusive, che alterano la concorrenza e mettono in difficoltà il mercato tradizionale.
Il dibattito nasce in un contesto già segnato dal confronto nazionale sul tema. Nel 2024, infatti, il popolo svizzero ha respinto la proposta di modifica dell’articolo 262 del Codice delle obbligazioni, che avrebbe imposto il consenso scritto del locatore e un limite massimo di due anni alle sublocazioni. Il Consiglio federale aveva espresso parere contrario, ritenendo tali misure sproporzionate e dannose per la libertà economica.
Nonostante la bocciatura a livello federale, il Ticino sembra intenzionato a proseguire in autonomia. Le nuove misure dovrebbero concentrarsi su due fronti: da un lato maggiore tracciabilità per chi opera con più unità immobiliari, dall’altro la definizione di criteri precisi per distinguere la semplice sublocazione privata da un’attività professionale vera e propria.
Gli operatori del settore, tuttavia, lanciano l’allarme. Secondo loro, la sublocazione è già regolata dal diritto federale, e ogni contratto richiede l’autorizzazione del proprietario. Introdurre nuove licenze significherebbe burocratizzare un’attività legittima, scoraggiando gli investitori e penalizzando chi, con trasparenza, contribuisce alla crescita del turismo e dell’economia locale.
Va ricordato che il Ticino è già il primo Cantone svizzero ad aver introdotto un numero identificativo obbligatorio per ogni alloggio turistico, misura che dal 2022 permette di monitorare le locazioni brevi e garantire parità di trattamento con il settore alberghiero.
Ora, però, il confine tra controllo e limitazione rischia di diventare sottile. Se da un lato il Cantone mira a impedire abusi e concorrenza sleale, dall’altro il pericolo è quello di soffocare l’innovazione e la libera iniziativa economica.
Il futuro del RENT TO RENT in Ticino si giocherà su questo equilibrio: regolare senza bloccare, tutelare senza punire. Una sfida che deciderà non solo il destino degli operatori del settore, ma anche la direzione dell’intero mercato immobiliare cantonale.