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L'ansia da cyber-truffa: quasi la metà dei raggirati ne soffre

Uno svizzero su sette ha perso denaro a causa di un imbroglio cibernetico. Fake-shop e phishing gli ambiti del crimine più frequenti.
Foto Deposit
Fonte AXA
L'ansia da cyber-truffa: quasi la metà dei raggirati ne soffre
Uno svizzero su sette ha perso denaro a causa di un imbroglio cibernetico. Fake-shop e phishing gli ambiti del crimine più frequenti.

WINTERTHUR - Uno svizzero su sette ha subito una truffa cibernetica e «più della metà di queste persone riferisce di avere accusato uno stress emotivo importante. Oltre ai cyberrischi che riguardano direttamente le singole persone, la popolazione svizzera prova apprensione anche per gli attacchi informatici ai danni di infrastrutture critiche nonché per il condizionamento dell’opinione pubblica».

È quanto emerge dalla prima edizione del Rapporto sul monitoraggio delle cyber-apprensioni AXA.

La statistica criminale di polizia rileva che «i reati informatici sono in netto aumento». Il rapporto sull'ansia da truffa cibernetica mette in risalto come il tema sia fonte di preoccupazione per la popolazione svizzera.

La prima edizione dello studio, condotto in collaborazione con l’istituto di ricerca Sotomo, fornisce un quadro ampio e articolato sulle preoccupazioni percepite dalla popolazione in relazione all’utilizzo dei media digitali. «Il 78% delle persone interpellate ritiene che la cybercriminalità ponga la nostra società dinanzi a minacce ingenti».

I reati informatici sono quindi considerati una sfida impellente per una fetta di popolazione tanto ampia quanto quella che esprime timori per i premi della cassa malati o la previdenza per la vecchiaia. «La particolarità risiede nel fatto che la sicurezza digitale viene considerata una sfida in modo trasversale alle barriere partitiche. Il timore per i cyber-rischi unisce l’intero schieramento politico», spiega Michael Hermann, responsabile di Sotomo.

Preoccupazione per le infrastrutture critiche - A destare particolare preoccupazione nella popolazione sono i cyber-attacchi a infrastrutture critiche (47%), le truffe informatiche (44%) e il condizionamento dell’opinione pubblica attraverso la disinformazione o profili falsi (44%). Per le persone interpellate, sono invece fonte di minori timori la dipendenza tecnologica da grandi gruppi esteri (17%) o le ripercussioni negative dell’utilizzo dei dispositivi digitali sulla vita sociale (18%) e sulla salute mentale (16%).

Le donne sono maggiormente preoccupate - Le donne si preoccupano con una frequenza leggermente maggiore per i cyber-rischi che colpiscono direttamente le singole persone, ovvero truffe e molestie informatiche; gli uomini, invece, per gli attacchi informatici a infrastrutture critiche. Nel complesso le sfide vengono giudicate come particolarmente impegnative per le aziende e per lo Stato, mentre per i privati la questione è spesso considerata un po’ meno problematica. Cionondimeno, una buona metà degli interpellati ritiene che i reati informatici rappresentino una sfida rilevante per le singole persone.

Il comportamento imprudente in rete - Il comportamento adottato per le attività online influenza l’entità della propria esposizione ai cyber-rischi: ad esempio, l’impiego di password complesse accresce la sicurezza su internet.

«È singolare notare come la maggioranza delle persone interpellate ritenga di avere un comportamento online adeguato, mentre è convinta che il resto della popolazione adotti un atteggiamento imprudente», puntualizza Michael Hermann. Oltre due terzi giudicano troppo esposto ai rischi il comportamento online della popolazione (71%), mentre più della metà ritiene il proprio approccio adeguato (55%), se non addirittura (tendenzialmente) troppo cauto (27%). Eppure, molte persone hanno la sensazione che lo smartphone stia prendendo il sopravvento sulla loro vita: quasi la metà degli interpellati (46%) afferma che vorrebbe dedicare meno tempo all’impiego di dispositivi digitali privati. Questo desiderio è espresso soprattutto da molti giovani (57% della fascia d’età 18-29 anni) e da molte donne.

Molestie informatiche diffuse in egual misura tra donne e uomini - Il 14% della popolazione adulta svizzera dichiara di aver già subito in prima persona molestie informatiche come cyberbullismo, incitamento all’odio o cyberstalking, mentre per l’8% tali episodi si sono verificati negli ultimi cinque anni e il 6% ne è stato vittima diverso tempo fa. Uomini e donne sono colpiti in egual misura. E l’esperienza li ha segnati: oltre la metà (55%) afferma che le molestie hanno prodotto un impatto emotivo forte o piuttosto forte.

Soltanto il 23% delle vittime che ha subito un impatto emotivo elevato ha denunciato le molestie alla polizia, mentre un numero pressoché analogo di persone (21%) non ha intrapreso alcunché. Risulta maggiore la frequenza con cui l’accaduto è stato segnalato alla piattaforma usata (40%), oppure con cui le vittime hanno cercato di affrontare in prima persona gli autori delle molestie (26%). Il numero esiguo di denunce alla polizia indica che le cifre reali degli episodi di molestie informatiche sono molto più elevate dei dati ufficiali sui reati. Secondo il sondaggio, la forma più frequente di cyber-molestie sperimentata dalla popolazione svizzera riguarda il cyberbullismo (39%).

Un settimo delle persone ha perso del denaro a causa di truffe informatiche - Secondo i risultati dello studio, anche le truffe informatiche sono più diffuse di quanto indicato dai dati ufficiali: il 15% della popolazione svizzera adulta ha già perso denaro a causa di truffe cibernetiche: poco meno del 12% negli ultimi cinque anni, circa il 4%ancora prima. Un terzo ha subito una perdita di oltre 1000 franchi. Gli ambiti in cui questi crimini vengono perpetrati sono i fake-shop (38%), mentre al secondo posto troviamo il phishing (33%), ovvero e-mail, chiamate o SMS fraudolenti che inducono a rivelare informazioni sensibili come password o dati bancari su siti fasulli.

Solo un terzo delle vittime denuncia le truffe informatiche alla polizia - Secondo la statistica criminale della polizia, lo scorso anno sono stati registrati oltre 59'000 reati digitali. I dati effettivi potrebbero essere però un po’ più elevati. Secondo il Rapporto sul monitoraggio delle cyber-apprensioni di AXA, infatti, soltanto il 34% delle vittime di una truffa informatica con perdita di denaro ha sporto denuncia presso la polizia. Anche tra chi ha perso somme superiori ai 1000 franchi, meno della metà (46%) si è rivolto alla polizia. «Tra i motivi di questa titubanza si annoverano la probabilità esigua di identificare i sospetti nonché la vergogna di essere caduti nella trappola della truffa», afferma Katrin Sprenger. Il Rapporto sul monitoraggio delle cyber-apprensioni di AXA indica però che un episodio del genere può accadere a chiunque, senza che si delinei alcun profilo standard delle vittime. Persone di diverse età e con differenti livelli di istruzione sono infatti colpite in egual misura.

Scarsa chiarezza sui passi da compiere -
Sia per le frodi sia per le molestie informatiche, prevale un clima di incertezza sulle modalità con cui reagire. Solo poco meno di un quinto delle persone interpellate si sente sufficientemente informato in modo chiaro a riguardo. Tra le persone che non hanno ancora subito una truffa economica, il 68% indica di essere informato in misura sufficiente o piuttosto sufficiente. Tra le persone già vittime di una cybertruffa con un elevato danno finanziario, tale quota è invece solo del 46%. «Questo dato è interessante, in quanto in realtà il secondo gruppo dovrebbe essere informato in modo migliore sulla scorta delle esperienze già vissute. Se ne deduce dunque che le persone interessate si sono accorte solo in un secondo momento di non sapere come occorre reagire in caso di sinistro», constata Katrin Sprenger.


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