Le Città scrivono al Governo. «Non siamo la cassa di compensazione del Cantone»

I sindaci denunciano l’aumento degli oneri a carico dei Comuni e chiedono un patto finanziario più equo.
BELLINZONA - «Dal confronto è emersa una preoccupazione condivisa». A dirlo sono i sindaci dei centri urbani (Lugano, Bellinzona, Mendrisio, Locarno e Chiasso) a seguito di un incontro per discutere del «Preventivo 2026 e del piano finanziario 2027–2029 presentati dal Consiglio di Stato».
«Le misure di riequilibrio finanziario cantonali continuano a trasferire in maniera crescente oneri sui Comuni, con particolare impatto sui centri urbani, già chiamati a rispondere a bisogni sociali e infrastrutturali sempre più pressanti - spiegano - I sindaci denunciano che questa dinamica ritarda colpevolmente l’adozione, a livello cantonale, di misure strutturali di risanamento che non possono più essere eluse».
Le nuove proposte, secondo i cinque sindaci, «confermano questa tendenza, poiché prevedono un aumento della partecipazione comunale in settori particolarmente sensibili, come le prestazioni sociali (RIPAM, PC, insolventi), il sostegno alle famiglie attraverso nidi, micro-nidi e centri extrascolastici, nonché il finanziamento del trasporto pubblico regionale».
A questa dinamica si affiancano «riorganizzazioni ordinamentali come quella delle Autorità regionali di protezione, presentate come misure neutre ma che nella prassi dovrebbero comportare, per i Comuni, il mantenimento di costi operativi e di prossimità e una complessa ridefinizione della ripartizione finanziaria con il Cantone, con effetti particolarmente gravosi per i centri urbani».
I sindaci ricordano inoltre che, a distanza di anni, gli obiettivi di «semplificazione, chiarezza e neutralità finanziaria promossi dal progetto Ticino 2020 non sono stati raggiunti». Oggi più che mai «occorre riprendere quei principi e tradurli finalmente in misure concrete, evitando che, in assenza di riforme strutturali, il peso delle difficoltà cantonali continui a ricadere sui Comuni».
I Municipi ribadiscono «la disponibilità a collaborare con il Cantone per trovare soluzioni sostenibili, ma ritengono inaccettabile che i Comuni diventino la cassa di compensazione strutturale delle difficoltà cantonali».
Le Città, «che stanno affrontando con senso di responsabilità l’esercizio di riequilibrio dei propri conti», non possono «vedersi imporre ulteriori aggravi». Con il loro ruolo istituzionale di «prossimità nei confronti dei cittadini e con gli oneri di centralità che assumono a beneficio dell’intero territorio, chiedono un rapporto più equo e rispettoso dei differenti livelli istituzionali, che riconosca la funzione essenziale che svolgono nello sviluppo sociale ed economico non solo delle proprie comunità ma dell’intero Cantone».
i Municipi dei centri urbani hanno inviato al Consiglio di Stato una lettera formale nella quale avanzano alcune richieste:
• Moratoria sui nuovi trasferimenti di oneri fino a quando non sarà chiarito l’impatto delle riforme federali e delle decisioni popolari;
• Revisione del sistema perequativo, che tenga conto anche degli oneri di centralità sopportati dai centri urbani;
• Istituzione di un tavolo istituzionale permanente Cantone–Comuni urbani, per garantire un reale coinvolgimento nelle scelte finanziarie;
• Definizione di un patto finanziario pluriennale, che dia regole chiare e stabili al riparto degli oneri, salvaguardando la capacità di investimento delle città.