«All'Ambrì avrei rubato Petrov, con lui in squadra nel 1999 avremmo vinto tutte le partite»

LUGANO - Giocatori, allenatore e dirigenti contano tantissimo, ma la vera ricchezza di un club sono i tifosi. Come il 34enne del Mendrisiotto Emiliano Zappa, che ha il cuore che batte per il Lugano.

«Il Lugano è una passione che mi ha tramandato mio padre. Una passione forte che mi costringe a tante sofferenze e ogni tanto mi porta qualche gioia».

Come valuti il momento attuale?
«Ah, pessimo. Sono molto deluso. Amareggiato. Purtroppo, da qualche anno a questa parte a inizio stagione ho sempre le stesse sensazioni. Che sono molto negative».

Cosa pensi della società ?
«Penso ci sia un problema di fondo, che forse andrebbe trovato e risolto anziché gettare tutti gli anni all'aria il progetto per poi ritrovarsi, la stagione seguente, allo stesso punto. Qual è questo problema? A saperlo... ne ho sentite tante. Quello che mi viene da pensare è che, forse, la società mette un po' troppo il muso nelle questioni tecniche e tattiche, anziché limitarsi a fare la dirigenza».

Cosa pensi invece dell'allenatore ?
«Credo che, tenuto conto della storia e delle ambizioni della piazza, la sua nomina sia stata un po' frettolosa. Credo che sia un po' acerbo per ricoprire quel ruolo. Gli auguro tutto il meglio, questo deve essere chiaro, ma forse per Lugano serviva e serve qualcuno con maggiore esperienza. Luca Gianinazzi mi sembra un po' Patrick Fischer 2.0: arrivato dalle giovanili, supportato dalla dirigenza... poi abbiamo visto tutti com'è finita. Spero ovviamente di sbagliarmi».

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