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Chi è Ed Gein, il macellaio mostro che ha sconvolto l'America e ora Netflix?

La nuova stagione della serie “Monster” su Netflix riporta in auge la figura di uno dei più raccapriccianti assassini seriali in assoluto. Ripercorriamone la (lugubre) storia.
La nuova stagione della serie “Monster” su Netflix riporta in auge la figura di uno dei più raccapriccianti assassini seriali in assoluto. Ripercorriamone la (lugubre) storia.

Ed Gein, noto anche come il mostro di Plainfield o il macellaio pazzo, è stato uno dei più noti ed efferati serial killer che si ricordino, noto per le sue tendenze necrofile e per aver arredato la propria casa con ossa e pelle umana.

Il 3 ottobre, su Netflix, uscirà la terza stagione della serie antologica di Ryan Murphy e Ian Brennan “Monster” che dopo Jeffrey Dahmer e i fratelli Menendez è dedicata proprio alla vita di Gein, creatore, come scritto sul Corriere della Sera, «di un archetipo del cinema horror mai eclissato».

La sua vicenda è stata di ispirazione per classici del genere horror come “Psyco”, “Non aprite quella porta” o “Il silenzio degli innocenti”. A prestare il volto al serial killer nella serie Netflix è Charlie Hunnam, affiancato da Laurie Metcalf, già nota per aver interpretato Mary Cooper (la madre di Sheldon) nella sit-comedy “The Big Bang Theory”, nel ruolo della madre Augusta Gein.

NetflixCharlie Hunnam, nei panni di Ed Gein

Un'infanzia rurale in una famiglia difficile
Edward Theodore Gein, chiamato da tutti Ed, nacque a La Crosse, una cittadina dello stato del Winsconsin, il 27 agosto del 1906, da George P. Gein e Augusta T. Lehrke, già genitori di Henry. Il padre di Gein era una persona con una conclamata dipendenza dall’alcol che sfogava le sue frustrazioni, tra cui il problematico rapporto con la moglie, picchiando ferocemente i figli ai quali insegnava a non mostrare alcuna debolezza.

Dopo aver visto fallire la sua attività di droghiere, fece vari mestieri molto umili, fino a quando rilevò una fattoria nella piccola cittadina di Plainfield, nella contea di Waushara.

Una madre padrona
La madre Augusta, invece, era una fanatica religiosa di confessione luterana che desiderava crescere i propri figli nel totale isolamento perché non fossero corrotti dai peccati del mondo.

Era solita leggere loro dei passi del Vecchio Testamento che parlavano di morte e di punizioni divine, cercando di inculcare loro il concetto che tutto fosse peccato, compreso il sesso senza fini procreativi, e che le donne fossero tutte delle prostitute peccaminose e senza morale.

Tutto ciò che aveva attinenza con il sesso era assolutamente da condannarsi, e Augusta era solita dire che «i genitali maschili fossero la maledizione dell'uomo». All'età di ventuno anni, la donna fece anche promettere ai figli che sarebbero rimasti vergini per potersi salvare dal peccato.

Ed, però, nonostante la figura oppressiva della madre, iniziò ad avvertire le naturali pulsioni di un ragazzo di giovane età che venivano però sistematicamente represse da Augusta con la violenza. Si racconta che sorpreso a masturbarsi nella vasca da bagno, la donna lo avesse punito versandogli addosso dell'acqua bollente.

Di carattere timido e remissivo, con un fisico gracile e un occhio “pigro”, Ed Gein divenne presto il bersaglio preferito dei propri compagni di scuola che non tardarono a deriderlo anche per la sua abitudine di ridere da solo senza un apparente motivo.

Imago/Imagn ImagesIl cartello sul terreno dei Gein, a Plainfield (Wisconsin)

La misteriosa morte del fratello, e la vita solitaria
Dopo la morte del padre George per insufficienza cardiaca, il 1 aprile del 1940, i due fratelli iniziarono a fare diversi lavori per poter sopravvivere: in questo periodo Henry iniziò a sviluppare una mentalità più aperta e in aperto contrasto con gli insegnamenti della madre, e cercò di convincere anche Edward a emanciparsi dal rapporto troppo vincolante con Augusta.

Il 16 maggio del 1944, a seguito di un incendio scoppiato nelle vicinanze della fattoria dei Gein, Henry perse la vita, formalmente per asfissia, nonostante fosse evidente che il ragazzo avesse subito un grave trauma cranico. All'epoca ci fu chi sospettò che l'uomo fosse stato ucciso dal fratello, ma la cosa non trovò mai alcun riscontro legale.

Il 29 dicembre del 1945, Augusta, la quale aveva avuto un attacco apoplettico tempo prima che l’aveva lasciata paralizzata, morì colpita da un ictus, lasciando Edward completamente solo nella isolata fattoria di famiglia. L’uomo, per perpetrare il ricordo materno, sbarrò le stanze utilizzate da quest’ultima, lasciandole immutate negli anni e confinandosi in un piccolo locale posto accanto alla cucina.

L'assassinio che scoperchiò il vaso degli orrori
Il 16 novembre del 1957, Berenice Worden, la proprietaria di un negozio di ferramenta, e madre del vice sceriffo di Plainfield, sparì all’improvviso senza lasciare tracce. Fu proprio Frank Worden a trovare delle macchie di sangue nel negozio della madre e ha scoprire, tramite la consultazione degli scontrini emessi in giornata, che Ed Gein fosse stato l’ultimo cliente ad essersi recato nella ferramenta il giorno della scomparsa.

A seguito della perquisizione della casa dell’uomo, venne rinvenuto il corpo decapitato della Worden, appesa per le caviglie in uno dei capanni della fattoria di Gein.

La donna, come può leggersi nel rapporto della polizia, «era stata squartata come un cervo». La testa, invece, venne rinvenuta in un’altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati del cranio, dato che il killer aveva intenzione di appenderla al muro come un trofeo.

Imago/United Archives InternationalEd Gein in manette, in una foto d'epoca.

Corpi umani come trofei (e abiti)
Tratto in arresto l’uomo, la fattoria venne perquisita e ribattezzata la “casa degli orrori”: al suo interno vennero rinvenuti diversi nasi, teschi, vulve, unghie e svariate teste di donne utilizzate come decorazioni nella camera da letto dell’uomo.

Cosa ancora più sconvolgente, se possibile, vennero trovati numerosi suppellettili e vestiti realizzati con pelle umana o parti di cadavere, quali un corsetto di pelle con ancora i seni e gli organi sessuali attaccati, una cintura fatta di capezzoli umani, pelle umana utilizzata come tappezzeria per lampade e sedie, due labbra che decoravano una finestra, una colonna vertebrale utilizzata quale lampada e calotte craniche utilizzate come ciotole.

Oltre a quello della Worden, Gein confessò anche l’omicidio di Mary Hogan, una barista della zona misteriosamente scomparsa nel 1954; della donna venne rinvenuto a casa Gein il teschio ed una maschera creata utilizzando la pelle del suo viso.

Le confessioni e la necrofilia
Nel corso dei vari interrogatori ai quali fu sottoposto, il serial killer fece anche intendere di essere responsabile di svariati delitti, accaduti nella zona di Plainfield, tra cui quello di una ragazzina risalente a decenni prima del suo arresto. L’uomo venne sospettato anche di aver ucciso Evelyn Hartley, una baby sitter di La Crosse scomparsa nel nulla nel 1953.

Dal canto suo, Ed Gein raccontò anche di aver dissotterrato una donna di mezza età che gli ricordava la madre e di aver portato il cadavere in casa propria, utilizzando alcune sezioni di pelle per realizzare dei manufatti, e di essersi recato almeno quaranta volte in stato confusionale in cimitero, violando almeno diciotto tombe, senza però mai ammettere di aver compiuto atti sessuali sui cadaveri dissotterrati e aver compiuto atti di cannibalismo.

Di sicuro l’uomo era dedito al travestitismo, e confessò di aver voluto cambiare sesso dopo la morte della madre, utilizzando i macabri 'abiti' di pelle umana per prendere le sembianze della stessa Augusta.

Un rapporto di amore e odio, morboso e ossessivo quello che aveva legato Gein alla madre, con la quale raccontava di aver continuato ad avere delle conversazioni anche dopo la sua morte. Secondo Gein, infatti, fu proprio la madre a suggerirgli di recarsi in cimitero per poter vedere delle donne nude dato che così non commetteva peccato mortale in quanto già decedute.

L'internamento e la morte
Considerato, in un primo tempo, inadatto a essere giudicato in un processo, Ed Gein venne ricoverato in un centro di salute mentale del Winsconsin per poi, dopo alcuni anni, essere considerato adatto a essere giudicato in tribunale.

L’uomo venne condannato per omicidio di primo grado, ma, a causa del suo stato mentale, venne nuovamente internato al Central State Hospital for the Criminally Insane e successivamente trasferito al Mendota Mental Health Institute di Madison, dove rimase fino alla sua morte avvenuta il 26 luglio del 1984 per insufficienza respiratoria a causa del cancro ai polmoni di cui soffriva da tempo.

Imago/Photo12La casa della famiglia Bates, in uno dei poster di “Psycho”

La grandissima influenza sulla cultura pop
La vicenda di Ed Gein ha avuto un grande impatto nella cultura di massa, ispirando personaggi divenuti celebri come il timido ma psicopatico Norman Bates di Psycho o il Buffalo Bill del Silenzio degli Innocenti, un serial killer che rapisce giovani donne in sovrappeso per poi scuoiarle e ricavarne una sorta di travestimento femminile. L’orrore, e al contempo la macabra fascinazione esercitata da Gein, è quello di vedere il Male impersonato da un uomo banale ed insignificante, per niente appariscente, giudicato strano ma tranquillo dai propri concittadini


Appendice 1

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Imago/Imagn ImagesIl cartello sul terreno dei Gein, a Plainfield (Wisconsin)

Imago/United Archives InternationalEd Gein in manette, in una foto d'epoca.

Imago/Photo12La casa della famiglia Bates, in uno dei poster di “Psycho”

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