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Bambini in vetrina sui social: la nuova infanzia tra fama, rischi, abusi e like

Mentre cresce il fenomeno dei baby influencer, aumentano le denunce di sfruttamento e la mancanza di tutela legale.
Mentre cresce il fenomeno dei baby influencer, aumentano le denunce di sfruttamento e la mancanza di tutela legale.

Piper Rockelle è stata, ai suoi tempi, una kidfluencer molto famosa sui social media. Parlare al passato della vita di una ragazzina di appena diciotto anni può sembrare strano, ma è la dura realtà delle giovanissime star dei social media la cui fama, in genere, si esaurisce molto in fretta. La vicenda emblematica di Piper è stata raccontata su Netflix, nella docuserie 'Bad Influence: The Dark Side of Kidfluencing' che ha suscitato non poco scalpore, in special modo per il ruolo svolto, nella costruzione della carriera della giovane, dalla madre e manager Tiffany Smith la quale ha curato ogni aspetto della vita della figlia, fondando un vero e proprio impero digitale con milioni di follower e ingenti introiti frutto di numerosi contratti di sponsorizzazione. Piper Rockelle era diventata molto famosa pubblicando dei video divertenti e spensierati insieme ad altri ragazzini della sua età con i quali aveva creato un gruppo denominato The Squad. Nel 2022, tuttavia, ben undici membri del gruppo hanno intentato una causa legale proprio contro la Smith accusata di abusi, sia sessuali che fisici, e comportamenti manipolatori, tra cui “commenti selvaggiamente offensivi e sessualmente espliciti” nei confronti di molti membri del gruppo. Il documentario mette in evidenza il sottile confine esistente tra la giocosità dei bambini che gli adulti vogliono mostrare online, e lo sfruttamento degli stessi per porre in essere comportamenti artificiosi volti solo ad incrementare gli introiti in denaro. Un dato allarmante che emerge dalla docuserie è che il 60% dei contenuti scaricati da pedofili proviene proprio dai social media, e che il 92% del pubblico dei kidfluencer è composto con ogni probabilità da uomini adulti. Di sicuro i comportamenti abusanti ed estremi di Tiffany Smith non devono essere considerati come paradigmatici del modo di esercitare la genitorialità nel controverso mondo dei kidfluencer, ma pone in evidenza, pur in maniera estrema, come vi sia di molto poco naturale e giocoso nei video di queste piccole star del web, soprattutto nel momento in cui i guadagni iniziano a farsi sostanziosi.

ImagoPiper Rockelle

Bambini che costruiscono un impero - Come suggerisce la parola, per kidfluncer si intende una persona di età inferiore ai diciotto anni che diventa una celebrità sui social media, ed è capace di realizzare dei contenuti molto visualizzati che danno l'avvio a sponsorizzazione e partnership a pagamento. I bambini attori o star delle pubblicità esistono da che sono state inventate queste forme di intrattenimento, ma il fenomeno peculiare dei kidfluencer trova origine nel decennio scorso con la nascita di blog di successo di molte mamme che iniziarono a condividere online ogni aspetto della propria vita famigliare e della relazione con i propri figli. I bambini influencer, ai quali è stato permesso fin dalla più tenera età di relazionarsi con i propri follower sui social media, sono stati capaci, in pochi anni di costruire delle vere e proprie fortune grazie ai contenuti generati, in genere giochi, scherzi divertenti, o legati, nel caso delle bambine, al mondo della moda e del make up.

YoutubeVlad e Niki

Ecco chi sono le baby stars - Secondo la società di influencer marketing Grin, tra i più famosi kidfluencer si possono citare Vlad e Niki, due fratelli che realizzano dei video giocosi con l'inserimento di cartoni animati ed effetti speciali, The Ohana Family, una famiglia molto numerosa che abita alle Hawaii e che condivide nei video la propria vita idilliaca, e Anastasia Radzinskaya, più conosciuta come Nastya, una bambina russa ma residente in Florida, che recensisce giocattoli, parla della propria vita in famiglia e interpreta dei personaggi di fantasia. Nel 2019, Nastya è stata inserita in una classifica di Forbe, ad appena cinque anni d'età, come la terza Youtuber più pagate al mondo.

Ryan, a 6 anni 11 milioni di dollari all'anno - Parlando di kidfluencer non si può non citare Ryan Kaji, uno dei primi della categoria a diventare una star di YouTube con le sue recensioni sui giocattoli ricevuti in dono dai brand, e che in meno di dieci anni ha totalizzato milioni di follower sui propri profili social, arrivando a guadagnare undici milioni di dollari all'anno ad appena sei anni. Nato nel 2011, il texano Ryan ha esordito su YouTube giovanissimo, e con il suo canale Ryan's World è diventato presto virale, trasformandosi in un marchio globale grazie all'ausilio dei genitori-manager, Shion e Loann Kaji. Come riferito da Wired, la compagnia di produzione Sunlight Entertaiment fornisce attualmente lavoro ad una trentina di grafici, animatori, autori di contenuti e doppiatori, e le riprese si svolgono in uno studio dove viene girata una media di venticinque video alla settimana. Nel 2024, è stato girato anche il primo lungometraggio dal titolo "Ryan's World The Movie. Titan Universe Adventure". Nel tempo, la famiglia Kaji è finita al centro di molteplici critiche per il proprio stile di vita lussuoso, e sempre più persone, preoccupate per la salute mentale di Ryan, hanno iniziato ad interrogarsi sull'opportunità che un ragazzo di quattordici anni continui a pubblicare recensioni sui giocattoli. Il canale, nel tempo, ha perso molti follower ormai divenuti adolescenti, motivo per il quale sono in tanti a chiedersi se non siano i genitori a continuare a spingere il figlio a produrre lo stesso tipo di contenuti con i quali è diventato così famoso.

AFPRyan Kaji

Manca la tutela legale - Sono anni che ci si interroga sul fenomeno dei kidfluencer il cui potenziale economico sui social media non accenna a diminuire. Già nel 2019 la giornalista Julia Carrie Wong ha scritto un articolo sul Guardian in cui approfondiva il problema della mancata tutela legale di questi giovani influencer. A differenza di quel che capita per i bambini che operano nel mondo dello spettacolo, i kidfluencer non devono sottostare ad alcuna normativa legale specifica, e il loro impegno sui social media è rimesso solo al buonsenso dei propri genitori. Il problema, chiaramente, si pone quando questi ultimi sembrano aver perso il senso della misura. Nell'articolo viene citato il caso della madre della kidfluencer Zooey Miyoshi che, in un post su Instagram di alcuni anni fa, spiegava come “gli occhiali da sole aiutano quando si scattano delle foto. La maggior parte delle volte non mi guarda direttamente, cosa che gli occhiali da sole aiutano a nascondere”.

ImagoPiper Rockelle (a sinistra) e Sophia Ferguson partecipano al party di lancio di Sage

Madri tiranne - Bee Fisher, madre di tre ragazzi molto famosi su Instagram, ha dichiarato su Wired che i figli non devono sempre realizzare dei video “a meno che non si tratti di un lavoro retribuito. Nel qual caso devono esserci ma, per quei giorni, abbiamo sempre molti lecca-lecca a disposizione”. Sul Guardian viene anche raccontato della vicenda di Machelle Hobson una madre dell'Arizona, accusata nel marzo del 2019, di abusi fisici e psicologici a danno dei sette figli adottivi che, come si legge nei documenti redatti della polizia, “erano costretti a comparire nel canale YouTube della madre chiamato Fantastic Adventures, dove lei ha quasi ottocento mila follower e oltre duecentoquarantadue milioni di visualizzazioni”. I bambini hanno altresì raccontato alla polizia che venivano puniti se non ricordavano una battuta o non partecipavano alla realizzazione dei video così come era loro richiesto.”Hanno inoltre detto-continua la giornalista-di essere stati tolti da scuola dalla madre per poter continuare a girare la loro serie e di non essere andati a scuola per anni”.

PoliziaMachelle Hobson obbligava i suoi bambini adottivi a partecipare ai suoi video.

In Australia un bambino su tre vuole diventare youtuber - Senza arrivare a questi estremi, è innegabile che la vita di questi bambini è inevitabilmente condizionata dal loro costante apparire sui social media, dove zelanti genitori hanno condiviso le prime esperienze con il vasino o i capricci per il cibo senza preoccuparsi di poter raccogliere il consenso del diretto interessato o di come la spettacolarizzazione di aspetti intimi della propria vita possa poi ripercuotersi in quella di giovane adulto consapevole. Come riferito da Abc Net, secondo un sondaggio condotto in Australia nel 2019, un bambino su tre vuole diventare Youtuber, rispetto ad uno su dieci che desiderava diventare astronauta. Secondo Lyn Swanson Kennedy, attivista nel gruppo Collective Shout, che lotta contro l'oggettivazione delle donne e dei bambini nei media, “è quasi come un effetto contagio con sempre più bambini impegnati a promuovere marchi, promuovere i propri contenuti, alla ricerca di successo e fama”. Il problema insito in questo genere di stile di vita è quello di esporre il proprio figlio al pericolo di ricevere contenuti inopportuni da parte di persone adulte sessualmente interessate ai bambini. Non sono poche le madri di kidfluencer che hanno ammesso che il proprio figlio o figlia ha ricevuto dei contenuti sessualmente espliciti da parte di adulti, ma di aver considerato che comunque i benefici superassero gli aspetti negativi. Zoe, la mamma di Ava, una bambina australiana di dieci anni, con più di quattordici mila follower su Instagram, ha dichiarato di prestare molta attenzione all'incolumità della figlia, ma che i pedofili “potrebbe essere ovunque, dentro o fuori dai social media. Succede nelle scuole, succede ovunque (…) come genitori dobbiamo essere vigili e consapevoli ma andiamo avanti perché è ciò che lei ama”. Lo scorso anno, Meta ha stimato che circa cento mila bambini presenti su Facebook e Instagram ricevano molestie sessuali online ogni giorno, comprese foto di genitali ed altre foto sessualmente esplicite. E' vero che il pericolo sia ovunque, a casa o fuori casa, ma viene il dubbio che certi li si voglia comunque affrontare perché se ne ricava un consistente guadagno.


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ImagoPiper Rockelle (a sinistra) e Sophia Ferguson partecipano al party di lancio di Sage

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YoutubeVlad e Niki

PoliziaMachelle Hobson obbligava i suoi bambini adottivi a partecipare ai suoi video.

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