L'abbronzatura pericolosa che piace alla Gen Z

Molti giovani sottovalutano il rischio delle scottature e credono alle fake-news sulla crema solare.
La pelle abbronzata non è sempre stata sinonimo di bellezza. In passato, un incarnato chiaro e diafano era considerato segno di aristocrazia, poiché solo chi lavorava manualmente all’aperto mostrava una pelle scurita dal sole.
Negli ultimi decenni, complice la moda delle vacanze al mare, l’abbronzatura è diventata un vero e proprio status symbol. Per anni ci si esponeva al sole senza protezione, ignorando – o sottovalutando – i danni di un’esposizione prolungata. Oggi i rischi sono ben noti, e ignorare le regole dettate dai dermatologi non è più segno di disinformazione, ma di negligenza.
Una tendenza che conquista anche i giovanissimi
La passione per la pelle ambrata non accenna a diminuire e ha conquistato anche la Generazione Z. Pur dichiarandosi attenta alla salute e allo stile di vita, molti giovani adottano ogni stratagemma per combattere il pallore invernale.
Secondo il Guardian, l’hashtag #sunburnttalines ha superato i 200 milioni di visualizzazioni su TikTok, mentre #suntan sfiora il milione su Instagram. I contenuti mostrano utenti che si abbronzano sotto raggi UV intensi o che esibiscono con orgoglio i segni del costume. In un video virale, un ragazzo definisce i segni triangolari lasciati dal costume “l’accessorio preferito per l’estate”.

Il paradosso della gen Z e la lezione australiana
La tiktoker australiana Belle Bower, che ha perso il padre a causa di un melanoma, denuncia le “numerose lacune” nella consapevolezza dei danni del sole tra i coetanei. Nonostante l’ossessione per la skincare, l’idea che l’abbronzatura possa danneggiare la pelle sembra avere poca presa.
L’Australia, che detiene il triste primato mondiale di incidenza di melanoma, registra una morte ogni sei ore per cancro alla pelle. Secondo il Cancer Council, nove giovani su dieci sotto i 30 anni si abbronzano in eccesso, consapevolmente o meno.

L'abbronzatura come status estetico
Per la sociologa Roberta Sassatelli, docente all’Università di Bologna, l’attrazione per l’abbronzatura rientra in un’estetica “positivizzante” legata alla natura e alla vita all’aperto. Fa parte del fenomeno della “vigoressia”: essere sempre in forma, attivi e pronti, per non perdere nulla.
In una società dove anche la politica è estetizzata, osserva la studiosa, la pelle diventa una tavolozza con cui costruire un’immagine felice e vincente, in linea con le logiche della società dei consumi: “Più siamo felici, più consumiamo”.

Disinformazione e fake news anti-crema solare
Un sondaggio dell’Orlando Health Cancer Institute rivela che una persona su sette sotto i 35 anni ritiene dannose le creme solari e crede che idratarsi prevenga le scottature. Un’altra indagine dell’American Academy of Dermatology Association mostra che il 28% dei giovani tra i 18 e i 26 anni non crede che l’abbronzatura possa causare il cancro alla pelle, mentre il 37% applica la protezione solare solo se sollecitato.
Oggi, a peggiorare la situazione, si è diffusa una vera e propria ondata di negazionismo della protezione solare. L’hashtag #toxicsunscreen conta miliardi di visualizzazioni e diffonde teorie infondate. Influencer come il personal trainer britannico James Middleton sostengono che le aziende farmaceutiche «vogliono far credere che il sole faccia male» e invitano a non usare la crema solare. Il medico osteopata e noto no-vax Joseph Mercola arriva ad affermare che la protezione aumenti, anziché ridurre, il rischio di melanoma.

Nessuna abbronzatura è sana
«Non esiste un’abbronzatura sana», ricorda Gonzalo Segurado, dermatologo dello Skin Cancer Unit of the Pedro Jaén Group. L’abbronzatura, spiega, è un meccanismo di difesa della pelle contro l’aggressione dei raggi solari, e la protezione è indispensabile.
Eppure molti giovani ricorrono a pratiche rischiose, come i lettini solari o gli spray nasali contenenti Melanotan 2, sostanza che può causare alterazioni cellulari. Questi prodotti, venduti come cosmetici, sfuggono ai controlli sanitari e vengono persino proposti in gocce o caramelle gommose, anche per i più piccoli.
L’ex Miss Gran Bretagna Jen Atkin ha mostrato le cicatrici permanenti provocate dall’uso eccessivo di spray nasali acquistati su Instagram. La ventenne Emily Harris ha ammesso di pianificare le pause pranzo negli orari di massima radiazione UV per “massimizzare l’esposizione”, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Tra estetica e salute: una sfida aperta
Nella società dell’apparire, l’estetica spesso prevale sulla salute. Ma di fronte a questa tendenza, avvertono gli esperti, non bisogna arrendersi. Servono campagne di sensibilizzazione efficaci, capaci di contrastare le fake news e diffondere una corretta cultura della prevenzione.
Appendice 1
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