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Filetto ai funghi mortale: il caso della donna avvelenatrice che ora finirà in una fiction

Il caso Erin Patterson: la donna accusata di omicidio dopo aver servito un filetto ai funghi letali servito al suo ex marito e alla sua famiglia
Il caso Erin Patterson: la donna accusata di omicidio dopo aver servito un filetto ai funghi letali servito al suo ex marito e alla sua famiglia

In 'Abbiamo sempre vissuto nel castello' di Shirley Jackson, diversi componenti della famiglia Blackwood veniva sterminata con dell'arsenico mischiato allo zucchero posto sui mirtilli serviti come dessert, mentre nella celeberrima commedia teatrale 'Arsenico e vecchi merletti' di Joseph Kesselring, due zie zitelle facevano fuori i propri coinquilini utilizzando il medesimo veleno. Agatha Christie, considerata la regina dei romanzi gialli, disse che “il veleno ha un certo fascino: non ha la crudezza del revolver né quella del coltello”, e se ne servì, in senso letterario, come elemento chiave in molti dei suoi libri più famosi. Servire un pasto avvelenato, e far perdere le tracce della propria colpevolezza, ha molto fascino dal punto di vista letterario, mentre altra cosa è pensare che qualcuno lo possa mangiare realmente e morirne tra atroci dolori.

Un filetto ai funghi mortale - La vicenda di Erin Patterson sembra uscita dalla pagine di un libro di Agatha Christie: non ha però niente del fascino di un romanzo ben scritto, ma solo la crudezza della morte per avvelenamento di alcune persone innocenti. La vicenda della donna, condannata il 7 luglio scorso, dopo un processo durato ben nove settimane, dalla giuria di Morwell, nello stato di Victoria in Australia, ha avuto una rilevanza mediatica internazionale, dando vita a numerose trasmissioni televisive e podcast di approfondimento sulla intricata vicenda. La Patterson è stata riconosciuta colpevole per l'omicidio di tre persone, e per aver tentato di uccidere un'altra, servendo loro un filetto alla Wellington condito con dei funghi velenosi. La ricetta infatti, prevede di ricoprire la carne di manzo con dei funghi e della pasta brisè, per poi essere cotta al forno, ed in effetti la Patterson l'ha seguita alla lettera, scegliendo però di utilizzare l'Amanita phalloides, un fungo dalla elevatissima tossicità, il cui polimorfismo lo rende somigliante a molte altre specie commestibili. È noto che si tratti di una delle specie di funghi più pericolose al mondo, e l'avvelenamento causato dalla sua assunzione può portare alla morte, oltre che recare danni agli organi interni anche in caso di trattamento tempestivo. È sufficiente ingerirne una quantità irrisoria, circa 0,1 milligrammi per ogni chilogrammo di peso, per scatenare il suo effetto letale: la sua tossicità, inoltre, non viene meno cucinandola, né tanto meno congelandola o essiccandola.

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Un pranzo che ha sconvolto la famiglia Patterson - Il processo della Patterson si è proprio concentrato su questo preciso aspetto della vicenda, e cioè se la donna abbia utilizzato consapevolmente questa tipologia di funghi, conscia della sua efficacia mortale o meno. Secondo la ricostruzione fatta durante il processo, il 29 luglio del 2023, la quarantottenne Erin Patterson decise di organizzare un pranzo di famiglia, invitando i suoi ex suoceri, i settantenni Don e Gail Patterson, la sorella di quest'ultima Heather Wilkinson e suo marito Ian. Al pranzo era stato invitato anche l'ex marito di Erin, Simon Patterson, dal quale la donna era separata dal 2020, che però non vi prese parte. Non era invece prevista la presenza dei due figli della coppia perché impegnati al cinema con amici. Il giorno dopo, tutti i partecipanti al pranzo iniziarono a manifestare i sintomi di una severa gastroenterite, e vennero ricoverati in ospedale, mentre la donna che lamentava dolori addominali ed episodi di diarrea rifiutò il ricovero. Anche i due figli della coppia vennero successivamente presi in carico dal servizio sanitario nel dubbio che avessero mangiato gli avanzi del prelibato filetto alla Wellington servito dalla Patterson ai suoi commensali. A seguito del ricovero in ospedale, infatti, era emerso chiaramente come i pazienti in questione non fossero affetti da una gastroenterite, ma fossero stati vittime di un avvelenamento da funghi. Tra il 4 ed il 5 agosto, gli ex suoceri della donna ed Heather Wilkinson morirono a causa di una grave insufficienza multiorgano, mentre Ian Wilkinson venne dimesso solo il 23 settembre dopo aver subito un trapianto di fegato. Le indagini avviate a seguito del decesso dei coniugi Patterson e di Heather Wilkinson, si concentrarono subito su Erin Patterson la quale si è sempre difesa dicendo di aver comprato i funghi tempo prima del pranzo incriminato, e di aver aggiunto a tale mix altri funghi da lei stessa raccolti senza accorgersi che si trattasse di Amanita phalloides.

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Il processo - Le prove raccolte a suo carico, però, sembravano provare il contrario: non solo la Patterson si era sbarazzata di un essiccatore gettandolo in un luogo molto lontano dalla propria abitazione, dopo che erano iniziate a circolare delle voci che la accusavano di aver avvelenato la propria famiglia, ma è stato anche scoperto, così come riportato da Wired, che la donna aveva già compiuto diversi tentativi di avvelenare il marito Simon tra il 2021 ed il 2023, anche se le denunce a suo carico erano state tutte ritirate. Durante il processo, l'unico testimone sopravvissuto al pranzo letale, disse che la donna aveva servito a tavolo il cibo già impiattato, servendo il filetto di Wellington in dei piatti grigi per gli ospiti ed in uno arancione per se stessa. Interrogata su tale scelta, la donna disse di aver mangiato tranquillamente anch'essa il cibo offerto ai commensali, ma di non essersi sentita particolarmente male per vie della bulimia di cui soffre da anni e che la porta a vomitare quanto ingerito in grandi quantità. Come detto, la donna ha sempre rigettato l'accusa di aver voluto avvelenare volontariamente i genitori e gli zii dell'ex marito, sostenendo, così come riportato dal Guardian, di aver mischiato i funghi secchi acquistati da un commerciante asiatico nel quartiere orientale di Melbourne con altri da lei raccolti, e che questa disattenzione fosse la causa dei tragici eventi che ne sono conseguiti.

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Il progetto di sterminare la famiglia dell'ex marito - Durante il processo, l'imputata ha raccontato di aver iniziato a fare lunghe passeggiate alla ricerca di funghi durante la pandemia, e di aver comprato un essiccatore nel 2023 con lo scopo di farli durare più a lungo possibile. La donna ha inoltre affermato di essersi resa conto della gravità della situazione solo quando, al Monash Medical Centre di Melbourne, Simon Patterson l'ha accusata di aver voluto avvelenare i propri parenti. La donna ha quindi deciso di liberarsi dell'essiccatore, eliminando dal telefono qualsiasi prova relativa a questo fatto, e negando al detective della squadra omicidi di averlo gettato via. In realtà, come si è appreso durante il processo, il colloquio con Simon all'ospedale non è mai avvenuto e, secondo l'accusa, la Patterson ha acquistato l'essiccatore nell'aprile del 2023 proprio per dar corso al progetto di avvelenare la famiglia del marito, e quest'ultimo, e non per conservare i funghi selvatici tutto l'anno, come dalla stessa dichiarato. Durante l'interrogatorio dell'imputata è emersa l'immagine di una donna fragile, affetta da bulimia a causa delle pressioni psicologiche esercitate dalla madre, e a tratti bugiarda, per aver detto di essersi sottoposta ad un intervento di bypass gastrico senza che fosse vero, ma comunque abbastanza nebulosa.

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Il fascino oscuro del male: il caso Patterson tra cronaca e fiction - Secondo molti giornalisti che hanno seguito il caso, non sono state poste alla donna delle domande fondamentali per cercare di approfondire quando avesse raccolto i funghi avvelenati e le modalità di conservazione, e ciò non ha permesso di aver una idea totalmente chiara di come avesse effettivamente agito. Alcuni testimoni hanno affermato che la donna avesse problemi con l'ex marito per il mantenimento dei figli, e che si presentasse come una nuora amorevole nonostante odiasse i parenti dell'ex coniuge. La vicenda, come detto, ha avuto una enorme eco mediatica, tanto che la Abc, l'emittente pubblica australiana, ha dichiarato di voler trasformare la vicenda della Patterson in una serie tv prima ancora della sua dichiarazione di colpevolezza. Oltre a questo progetto, si prevede la realizzazione di molti programmi di approfondimento, oltre ai numerosi già mandati in onda, e forse anche un libro, dato che Helen Garner, una delle più apprezzate scrittrici australiane, è stata vista seguire il processo nella galleria del tribunale di Morwell. Spesso, come detto all'inizio, si tende a subire il fascino del male che si sprigiona dai casi di cronaca nera più eclatanti, dimenticandosi che non si tratta della trama di un romanzo di genere, ma di vicende che hanno prodotto dolore e morte. Lo stesso sta accadendo per la vicenda della Patterson che, pur sembrando la protagonista di un romanzo di Agatha Christie, è nella realtà l'assassina di tre persone innocenti.


Appendice 1

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